Demeter – Il risveglio di Dracula, la recensione

<<Ieri notte, durante il turno di guardia, l’ho visto, è simile a un uomo, alto e sottile, pallido e spettrale. Era a prua e guardava fuori. Piano piano gli sono arrivato alle spalle e l’ho colpito col coltello. Ma il coltello l’ha attraversato da parte a parte, come se fosse aria.>>

Nel settimo capitolo del suo Dracula, in una manciata di pagine, Bram Stoker racconta – attraverso il diario di bordo del Capitano della Demeter – il viaggio che il vampiro ha compiuto dalla Romania all’Inghilterra nascosto nella stiva della goletta, massacrando durante la notte l’intero equipaggio. Poche battute sufficienti a descrivere una situazione drammatica e un’atmosfera spettrale che aggiunge una carica letale all’iconico Dracula, per la prima volta in azione fuori dalle mura del suo castello.

L’episodio della Demeter è spesso bypassato quando si traspone Dracula, o sbrigato in poche inquadrature (anche se passate alla storia, come nel Nosferatu di Murnau), ma l’impavido norvegese André Øvredal scorge un gran potenziale in quella lugubre traversata marittima tanto da dedicargli un intero film. Demeter – Il risveglio di Dracula (che in originale titola con più accuratezza The Last Voyage of the Demeter) racconta in 119 densissimi minuti proprio il drammatico viaggio di una goletta russa che inconsapevolmente sta trasportando la creatura più letale che l’essere umano abbia mai conosciuto.

Siamo nel 1897 e il Capitano Elliot è pronto a salpare con la sua Demeter per quello che per lui rappresenta l’ultimo viaggio prima di lasciare definitivamente il timone al secondo in comando Wojchek. Il tempo di reclutare qualche marinaio nel porto di Varna, in Romania, caricare a bordo le 24 casse che rappresentano il motivo del viaggio, e mettersi in mare verso il porto di Londra. Tra le persone assunte c’è Clemens, un ragazzo di colore in cerca di lavoro, esperto medico e primo nero laureato a Cambridge ma disposto a fare il mozzo per pochi soldi. Quello che è iniziato come un viaggio di routine presto si trasforma in un incubo perché sulla nave, insieme ai marinai, c’è qualcosa di malvagio che ogni notte si sveglia per nutrirsi.

Dal folklore norreno di Troll Hunter (2010) e Mortal (2020) alla stregoneria dell’inquietantissimo Autopsy (2016) fino all’horror semi-episodico per ragazzi Scary Stories to Tell in the Dark (2019), la carriera di André Øvredal si sta sviluppando coerentemente nella direzione che ogni appassionato di cinema dell’orrore sa apprezzare e Demeter – Il risveglio di Dracula è senza ombra di dubbio un ulteriore passo in avanti nel felice e spaventoso curriculum di questo novello “master of horror”. Perché confrontarsi con il capolavoro immortale di Bram Stoker e uscirne in maniera così dignitosa, direi proprio vittoriosa, vuol dire aver talento e sapere come approcciarsi alla Storia di tutte le storie dell’orrore.

Ma il soggetto di The Last Voyage of the Demeter, scritto da Bragi F. Schut, gira per le scrivanie di Hollywood da almeno una ventina d’anni e sembrava sempre sul punto di essere trasformato in film tanto che negli anni sono stati coinvolti anche nomi di un certo spessore come Robert Schwentke (Red), Marcus Nispel (Non aprite quella porta), Neil Marshall (The Descent) e David Slade (30 giorni di buio), finché nel 2019 la Amblin di Steven Spielberg ne ha acquisito i diritti, ha chiesto a Zak Olkewicz (Bullet Train, Fear Street) di scrivere la sceneggiatura e André Øvredal di dirigerlo.

Quel che ne è venuto fuori è davvero un ottimo horror che sa giocare con l’atmosfera, non lesina in gore, sa reinventare con rispetto e ampliare quella porzione di romanzo e mette in scena uno dei Dracula più feroci e mostruosi mai visti al cinema.

Demeter – Il risveglio di Dracula è quasi totalmente ambientato sulla nave che dà titolo al film, una suggestiva location perfettamente ricostruita attraverso delle belle scenografie che diventano una parte importantissima della storia. Il ponte, la stiva, le cabine, la cucina: la Demeter è a tutti gli effetti un personaggio del film, una nave che sembra viva, comunica attraverso le sue travi che fanno riecheggiare i suoni. Un luogo che pare nato per ospitare nei suoi anfratti più bui il Conte Dracula, una presenza apparentemente fantasmatica, quasi impercettibile, eppure furiosa e distruttiva.

Qui il vampiro, interpretato dall’esperto in creature Javier Botet (REC, La Madre, Crimson Peak, It, The Conjuring – Il caso Enfield), è mostrato esclusivamente nella sua forma mostruosa, a tratti come descritto da Stoker nel romanzo (una figura alta e pallida), poi con le sembianze di un enorme pipistrello. Ma Øvredal sa perfettamente che il mostro non deve essere sempre perfettamente visibile allo spettatore onde evitare che perda di temibile efficacia e così lo immerge nell’ombra, ne centellina la sua fisicità mostrandolo parzialmente, accentuandone la sagoma, giocando con i dettagli. Così avremo la sensazione di aver visto Dracula molto più di quanto realmente Øvredal lo abbia mostrato!

Generosa la dose di gore e di cattiveria che percorre i 119 minuti di visione e davvero ottima la fotografia di Roman Osin, che vira sul blu nelle scene notturne in esterno e rende credibilissima l’illuminazione con le lampade a olio degli interni.

Nel cast di Demeter – Il risveglio di Dracula troviamo due volti molto riconoscibili come Liam Cunningham nel ruolo del Capitano Elliot e David Dastmalchian in quello del suo vice, ma a lasciare il segno sono soprattutto l’irlandese Aisling Franciosi (The Nightingale, Game of Thrones), che è la “clandestina” Anna, e Corey Hawkins (BlackKklansman, Kong: Skull Island), che è invece il dott. Clemens.

Insomma, immaginate Alien ambientato in mare invece che nello spazio e con un vampiro al posto dello xenomorpho; Demeter – Il risveglio di Dracula è un po’ questo strano ibrido che trova una chiave perfino originale per espandere al cinema il mito del vampiro più famoso di sempre.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Trova la giusta chiave per raccontare da una diversa prospettiva la storia di Dracula.
  • Il look del vampiro.
  • L’atmosfera che si respira.
  • L’equipaggio della Demeter non è sempre ben caratterizzato.
  • Se proprio vogliamo essere pignoli, il modo in cui il film si chiude porta la storia fuori dai binari che conosciamo.
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