ROMA 2013. UN BILANCIO CRITICO SUI FILM VISTI – PRIMA PARTE

Con le sue numerose sezioni, il Festival Internazionale del Film di Roma ci sta offrendo in questa ottava edizione un numero decisamente consistete di film che da un primo bilancio sembrano orientarsi maggiormente verso i gusti più vicini al pubblico che riempie le sale che a quelli della critica festivaliera “vecchio stampo”. C’è molto cinema di genere, dunque, con film anche mainstream di caratura internazionale, il che rende l’esperienza di questo Festival decisamente più leggera e fruibile per chi decide di seguire più opere possibile. Tra i film che abbiamo seguito noi di Darkside Cinema si è notata una generale buona qualità dei film selezionati che porta questa 8° edizione a un’elevazione qualitativa dei film in programma maggiore di quella vista nei precedenti anni, anche se sembrano mancare film realmente di “punta”, quelli che poi verranno ricordati negli annali.

Arrivati a metà dell’esperienza festivaliera, vi proponiamo un breve resoconto critico dei film visti, appartenenti alle sezioni Concorso, Fuori Concorso e Alice nella Città

Gesù Cristo pronto a rapinare un Compro Oro in Las Brujas de Zugarramurdi

Gesù Cristo pronto a rapinare un Compro Oro in Las Brujas de Zugarramurdi

LAS BRUJAS DE ZUGARRAMURDI di Alex de la Iglesia (Fuori Concorso)

Probabilmente una delle cose più folli e divertenti viste fino ad ora al Festival di Roma 2013.

De la Iglesia è sinonimo di garanzia, ormai, un regista dalla forte personalità artistica che sa unire con grande disinvoltura orrore e ironia, cosa che puntualmente accade anche in Las brujas de Zugarramurdi, storia che parte come un pulp – dei criminali disperati travestiti da artisti di strada assaltano un Compro oro e fuggono col malloppo inseguiti dalla polizia – e si trasforma in un horror stregonesco colmo di trovate geniali. Ricco di ritmo, risate e creature grottesche, Las brujas de Zugurramurdi punta il dito verso la “stronzaggine” femminile e la debolezza maschile. Irresistibile!

MANTO ACUIFERO di  Michael Rowe (Concorso)

Genesi di un piccolo mostro. Questo potrebbe essere il sottotitolo ideale per questo intenso film Messicano che ci mostra le avventure di una bambina che passa la monotona estate con la madre e il patrigno. Tutto il film è visto sotto il punto di vista della bambina (bravissima l’attrice esordiente Zaili Sofia Macias), con un sapiente uso delle inquadrature, sempre ad altezza bambino, che tendono ad escludere il mondo adulto. Un mondo che comunque si fa fatica a comprendere ed esso stesso sembra non avere cognizione di quello infantile. Insomma, se gli adulti pensano che i bambini spesso non comprendono e con il tempo possono passar sopra a qualunque cosa (in questo caso il divorzio dei genitori), l’australiano Rowe ci mostra che così non è e che ogni causa ha un effetto. Forse un po’ statico, ma potente.

Il piccolo Sebastien e la "temibile" bestia Belle

Il piccolo Sebastien e la “temibile” bestia Belle

BELLE ET SEBASTIEN di Nicholas Vanier (Alice nella Città)

Tratto dall’omonima serie tv scritta e diretta da Cécile Aubry e dal cartone giapponese con cui molti che erano bambini negli anni ’80 sono scresciuti, il film di Vanier si discosta dal materiale originale per costruire un film di amicizia e avventura che appassiona ma lascia qualche dubbio. Diviso nettamente in due tranche, ha una prima parte che funziona molto bene, capace di rielaborare con cognizione di causa – anche se con un po’ di fretta – la storia del piccolo Sebastien e del cane Belle. Poi c’è una seconda parte più avventurosa che mette al centro della storia i nazisti che hanno invaso la Francia durante la Seconda Guerra Mondiale e i tentativi di fuga di alcuni ebrei, il che fa deviare la storia verso lidi che forse non erano necessari. Bravissimo il piccolo Félix Bossuet.

HER di Spike Jonze (Concorso)

Già dato come favorito, il nuovo film di Spike Jonze è un eccezionale spaccato sulla solitudine ai tempi odierni, in cui la tecnologia si affianca e spesso sostituisce i rapporti umani. La storia è quella di un uomo (Joaquin Phoenix) che acquista il sistema operativo di nuova generazione Samantha (con la voce di Scarlett Johansson) e, uscendo da un divorzio, si affeziona a lei a tal punto da innamorarsene. Un film così tenero, sentito e appassionante da coinvolgere fino in fondo al punto di toccare realmente le emozioni dello spettatore. E Joaquin Phoenix dà una nuova prova del suo grande talento attoriale.

SONG’E NAPULE di Manetti Bros. (Fuori Concorso)

Praticamente una delle vere sorprese di questo Festival. Sulla carta il nuovo film dei Manetti non sembrava questo grande soggetto, eppure Song’e Napule è frizzante e divertente, finendo tra le cose migliori fatte in questi anni dai simpatici registi romani. La storia si incentra sul poliziotto raccomandato – ma musicista nel cuore – Paco Stillo che si ritrova a sostituire sotto copertura il tastierista di una band neo-melodica napoletana che deve suonare a un matrimonio per incastrare un noto killer della Camorra. Il film si pone subito come omaggio al poliziottesco anni ’70, con musiche alla Micalizzi e inseguimenti a bordo dell’iconica Giulietta, richiama molto il Coliandro televisivo e di fatto è una commedia con dialoghi ben scritti e un parco di attori davvero ottimi (Alessandro Roja, Giampaolo Morelli, Carlo Buccirosso, Paolo Sassanelli). Si ride e ci si diverte molto.

Hailee Stenfiled e Douglas Booth nei panni di Giulietta e Romeo

Hailee Stenfiled e Douglas Booth nei panni di Giulietta e Romeo

ROMEO & JULIET di Carlo Carlei (Fuori Concorso)

Il regista televisivo Carlo Carlei porta sul grande schermo una sceneggiatura di Julian Fellowes (noto autore di Downtown Abbey) che si rifà alla storia di tutte le storie d’amore: Romeo e Giulietta. L’intento di Fellowes è estremamente filologico e Romeo & Juliet risulta classico che più classico non si può! I personaggi parlano direttamente con le parole di Shakespeare, la vicenda è precisamente come tutti la conosciamo… alla fine ci si chiede quale sia la reale utilità di un operazione di questo tipo, ma non si può che rimanere affascinati dall’ottima messa in scena e coinvolti dal ritmo decisamente serrato della narrazione. Bravissimo Paul Giamatti, decisamente capace Hailee “Juliet” Stenfield, inespressivo Douglas “Romeo” Booth.

LA SANTA di Cosimo Alemà (Fuori Concorso)

Uno dei più noti (e quotati) registi italiani di videoclip musicali torna al cinema dopo l’ottimo film d’esordio At the End of the Day – Un giorno senza fine. Come già accaduto, Alemà si dedica al thriller, stavolta meno cruento e sadico ma dalla tensione costantemente alta. La storia segue quattro poveracci che decidono di rubare la preziosa statua di Santa Vittoria, patrona di un paesino pugliese. Pessima idea, visto che i paesani cominceranno a dar loro una caccia mortale per riprendersi la Santa. Un soggetto originale e accattivante, alcune buone trovate, qualche caduta di stile con dialoghi retorici e un finale di quelli davvero azzeccati. Pollice in su.

SORROW AND JOY di Nils Malmros (Concorso)

Arriva dalla Danimarca uno dei film più drammatici del Festival. Johannes è un regista cinematografico che torna a casa dopo alcuni giorni fuori dalla città e trova ad attenderlo una notizia terrificante: sua moglie Signe ha tagliato la gola alla loro figlioletta di 9 mesi e ora si trova sotto osservazione all’ospedale psichiatrico. Toccherà all’uomo ricostruire l’intera storia con sua moglie alla ricerca di possibili elementi che l’abbiano spinta a compiere quel gesto.

Durante il film si respira un’aria opprimente, quasi sgradevole e proprio per questo motivo Sorrow and Joy complisce nel segno, anche se la vicenda scorre lenta e a tratti si ha la sensazione che ci sia qualche prolissità di troppo che in parte compromette la serena fruibilità dell’opera.

I cannibali "celebrano" il loro futuro pasto in The Green Inferno

I cannibali “celebrano” il loro futuro pasto in The Green Inferno

THE GREEN INFERNO di Eli Roth (Fuori Concorso)

Che Eli Roth fosse un appassionato del nostro cinema di genere era ben noto e dimostrato ampiamente nei numerosi omaggi e citazioni sparse in Hostel: Part II, ma con The Green Inferno arriva il suo vero e proprio atto d’amore a quel cinema. Il filone di riferimento è il cannibal movie e il film topico Cannibal Holocaust di Ruggero Deodato. Ma The Green Inferno alla fine appare come un film di Eli Roth al 100%, ovvero un horror vacanziero, molto ironico, con protagonisti poco più che teen-agers e un’abbondante dose di torture… una sorta di Hostel con i cannibali, in partica. Ci si diverte, di sangue e atrocità ce ne sono a iosa e qualche idiozia è pronta dietro l’angolo a saltar fuori. Senza infamia e senza lode.

BORDER di Alessio Cremoni (Fuori Concorso)

Due sorelle devono attraversare il confine tra Siria e Turchia per far si che una di loro riabbracci suo marito prima che i ribelli facciano piazza pulita. Questo è l’incipit di Border, il film prodotto dalla show-girl Vittoria Cabello e tratto da una storia vera. Seppure la storia sia accattivante e gli sviluppi imprevedibili, il film non appassiona mai, i personaggi sono poco credibili, tutti antipatici e incapaci di creare empatia verso il pubblico. Inoltre i dialoghi non convincono e alcuni attori di contorno risultano particolarmente incapaci. Classico film “da festival” con argomenti impegnati e impegnativi ma che alla fine dei giochi non lascia molto.

OUT OF THE FURNACE di Scott Cooper (Concorso)

Il regista di Crazy Heart si circonda di attori cult come Christian Bale, Woody Harrelson, Casey Affleck e Willem Dafoe per una storia di miseria e vendetta che ci appare subito poco originale. Il rigore nello stile e l’ottimo utilizzo delle musiche ci portano Out of the Furnace una spanna sopra molti film simili, a cui contribuisce anche la grandezza attoriale di Bale, ma il film stenta a partire, ci mette troppo ad entrare nel vivo della vicenda e finisce per annoiare. Bale è un operaio che deve rimediare ai debiti di gioco del fratellino Affleck e badare al padre morente, ma un giorno Bale, annebbiato dai fumi dell’alcool, causa un incidente mortale e finisce in prigione. Alla sua scarcerazione trova suo padre passato a miglior vita e un fratello sempre più succube del gioco d’azzardo, fino ad estreme conseguenze che lo porteranno a trasformarsi in un violento vendicatore.

Roberto Giacomelli

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