Venezia 71. I nostri ragazzi, la recensione

Dopo l’invisibile La bella gente e l’acclamato Gli equilibristi, il talentuoso Ivano De Matteo torna alla regia con I nostri ragazzi, crime-drama dalle fosche tinte famigliari che coinvolge un cast di grandi nomi, capeggiato da Alessandro Gassman, Luigi Lo Cascio, Barbora Bobulova e Giovanna Mezzogiorno.

Presentato alla 71° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia nella sezione “Giornate degli Autori”, I nostri ragazzi segue la storia di due famiglie, quella di Massimo (Alessandro Gassman) e quella di Paolo (Luigi Lo Cascio). Avvocato di successo il primo, pediatra il secondo, i due sono fratelli, sono sposati rispettivamente con Sofia (Barbora Bobulova) e Clara (Giovanna Mezzogiorno) e hanno per figli Benedetta (Rosabell Laurenti-Sellers) e Michele (Jacopo Olmo Antinori). I due cugini sono molto legati e si frequentano anche fuori dal contesto famigliare, così una sera, a ritorno da una festa, ubriachi, i due picchiano a morte una senza tetto. La notizia salta subito agli onori della cronaca e scatta la “caccia al mostro”, visto che l’identità degli aggressori è anonima. La madre di Michele riconosce subito la colpa del figlio e nelle due famiglie emerge subito il dilemma se denunciare i proprio ragazzi o coprire la loro terribile colpa.

I nostri ragazzi si apre con una scena nel traffico di Roma: un autista particolarmente impaziente e con bambino a bordo si scaglia contro un altro che gli ha tagliato la strada. Lo aggredisce con l’antifurto blocca-sterzo e si becca un colpo di pistola in pieno petto. Questo prologo, che poi è sottilmente collegato alla vicenda principale tramite il personaggio del pediatra interpretato da Luigi Lo Cascio, è già una chiarissima dichiarazione d’intenti, una lucida quanto estremizzata rappresentazione della violenza che alberga nella società contemporanea e di come a pagarne le colpe ne sono direttamente i “nostri ragazzi”. Le generazioni più giovani, infatti, sono vittime e carnefici, riflesso condizionato dalla follia e dall’incontrollabilità dei padri. La vicenda raccontata da De Matteo e dalla co-sceneggiatrice Valentina Ferlan, prendendo ispirazione dal romanzo di Herman Koch, è la cronaca di una generazione allo sbando, di una tragedia che comincia (e prosegue) come un gioco.

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Storie come quella raccontata in I nostri ragazzi, purtroppo, si sentono con una certa frequenza anche ai notiziari e questo fa del film di De Matteo un prodotto molto realistico e di costante attualità, soprattutto nell’efficacia con cui è descritta la reazione dei genitori dei piccoli “mostri”. Costantemente indecisi se denunciare il sangue del loro sangue assicurando loro un futuro di svantaggi o far prevalere l’istinto genitoriale e difenderli, i genitori di questo film sono i genitori di ogni ragazzo. Massimo, Paolo, Clara e Sofia prenderanno una decisione sul da farsi, ma questo genera scontri e litigi, fino alla degenerazione della situazione che riflette con grande coerenza il tema portante del film, urlandoci che se i “nostri ragazzi” sono degli assassini viziati e insensibili è colpa, in primis, dell’educazione ricevuta e del pessimo esempio che hanno in casa.

Per alcuni aspetti I nostri ragazzi ricorda l’ultimo Virzì, Il capitale umano, soprattutto per gli intrecci famigliari, l’accento dato ai giovani “cattivi” e lo spunto nero, che nel film di De Matteo rimane però più vicino all’ottica del dramma all’italiana.

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Un cast ottimo su cui primeggiano i due uomini, Alessandro Gassmann e Luigi Lo Cascio, ma anche i due attori giovani sono notevolissimi e hanno il volto di Rosabell Laurenti-Sellers, già vista in Buongiorno papà e Gli equilibristi (nonché new entry nel cast di Il Trono di Spade!) e lo Jacopo Olmo Antinori già protagonista per Io & te di Bertolucci.

Un ottimo prodotto e Ivano De Matteo si conferma uno dei migliori registi italiani attualmente sulla piazza.

 Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Trama intrigante e d’attualità.
  • Attori di grandissima efficacia.
  • Forse il finale arriva in maniera troppo brusca e può lasciare l’amaro in bocca.
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