Venezia 71. Senza nessuna pietà, conferenza stampa con cast e regista

Presentato alla 71° Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia e inserito nella sezione Orizzonti, Senza nessuna pietà rappresenta l’esordio alla regia di un lungometraggio dell’attore Michele Alhaique (Che bella giornata, Benvenuto Presidente) che decide di cimentarsi con un film di genere coinvolgendo un cast di grandi nomi come Pierfrancesco Favino (anche produttore), Claudio Gioè, Greta Scarano, Adriano Giannini e Ninetto Davoli. Il regista e il cast al completo hanno risposto alle domande dei giornalisti durante la conferenza stampa ufficiale che si è svolta il 30 agosto al Lido.

Il film uscirà nelle sale italiane l’11 settembre distribuito da BIM.

Per quale motivo hai scelto di fare un film drammatico come opera prima, visto che in Italia spesso si sceglie la commedia?

Michele Alhaique. Questo film è una conseguenza del mio ultimo cortometraggio. Non è stata una scelta consapevole non fare una commedia o fare un noir, la mia idea era raccontare una grande metropoli. Abbiamo ambientato il film a Roma, ma poteva essere qualunque altra. Le difficoltà mi hanno portato a farmi tante domande.

Come è stata l’avventura produttiva di questo film?

Michele Alhaique. La costruzione del team è andata al di là delle amicizie; già solo leggendo il soggetto ho pensato a Favino, perché era l’unico ad avere forza, coraggio e generosità per abbandonarsi a questo sforzo. Claudio Gioè lo avevo già conosciuto in un mio cortometraggio. Comunque ho voluto far fare a tutti gli attori una cosa diversa di quello che avevano fatto fino ad ora, anche a livello fisico.

Pierfrancesco Favino. Ho perso 20 chili per questa conferenza stampa (ride), non poteva essere altrimenti la fisicità del mio personaggio. Già nelle prime dieci pagine della sceneggiatura c’è un uomo grosso che fa paura. Arrivare a 100 chili ha significato, prima di tutto, essere circondato dalla tue figlie che ti prendono in giro e da tua moglie che dice che russi. Già da qui capisci come un uomo o un bambino sovrappeso sono visti e considerati dagli altri, vessati per la loro mole ma stimati per la forza.

Abbiamo avuto un partner produttivo francese, avevamo una modalità di lavoro e motivazioni che ci accomunavano per canalizzare le capacità di tutti i professionisti coinvolti. Libertà creative.

All’estero il cinema italiano fa fatica a essere conosciuto. Voi pensate al cinema straniero quando fate i film?

Michele Alhaique. Il mio corto è passato in tv in Australia. Il mio film è nato con l’idea di avere un respiro internazionale, per questo la nostra Roma è così universale.

Pierfrancesco Favino. Credo che la commercialità di un film sia data dalla storia e non solo dalla lingua in cui è girato. Nella mia carriera aver fatto opere internazionali è dato dall’essere italiano, io porto la mia italianità nelle produzioni estere. Non c’è bisogno, per un attore, la capacità linguistica, ma quello che trasmette con gli occhi.

I vari attori si esprimono su come hanno lavorato sui loro personaggi e l’esperienza con il regista.

Greta Scarano. Anche io ho avuto il privilegio di lavorare sul personaggio partendo dal corpo, ero mora, mi sono schiarita e ho perso qualche chilo. Sono stata disposta a mettermi letteralmente a nudo per sentire cosa vuol dire mettere il corpo a nudo per guadagnare soldi. Dovevo essere consapevole di cosa voleva dire e io sono una persona anche abbastanza pudica.

Ninetto Davoli. I giovani attori di fronte a un film si trovano a disagio, io con Michele mi sono trovato bene perché nella mia vita ho fatto lavori con Pasolini e quindi non mi sono mai legato a un personaggio cambiando i modi, ho sempre fatto quello che mi veniva detto di fare. Michele mi ha lasciato molto libero. Mi sono divertito a fare una cosa diversa, come dovrebbe capitare a tutti perché capita che un attore si lega a un ruolo e poi tutti lo chiamano a fare lo stesso ruolo.

Adriano Giannini. C’è stato uno scambio giusto tra attore e regista.

Claudio Gioè. Quando un attore si mette a fare del cinema fa fare ai suoi attori cose strane, invece Michele aveva un’idea molto chiara del suo film e noi ci siamo divertiti a fare la nostra parte, sentendoci liberi di metterci del nostro.

Roberto Giacomelli

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