Ad Astra, una recensione negativa
Un piccolo passo per Brad Pitt, un grande passo falso per gli spettatori di Ad Astra, lungometraggio diretto da James Gray in Concorso alla 76esima Mostra del Cinema di Venezia.
Ma andiamo con ordine: in un futuro prossimo una letale onda elettromagnetica colpisce la Terra causando il malfunzionamento e la distruzione dei congegni elettronici. All’ingegnere spaziale Roy McBride viene affidata una missione: andare su Marte, nell’ultimo avamposto umano, per inviare dall’unica antenna ancora funzionante un messaggio verso Nettuno. Infatti, il governo sospetta che il “picco” (così è chiamata l’onda) provenga da un’astronave scomparsa anni e anni prima e capitanata (guarda te il caso a volte!) dal padre di Roy, Clifford, divenuto leggenda grazie alle prodezze d’esplorazione compiute nella vita.
I richiami a 2001: Odissea nello spazio e a Interstellar sono chiari, ma Gray vuole osare di più. Il suo tentativo è quello di dar vita a un’avventura fantascientifica originale, che possa amalgamare con stile filosofia e spettacolo.
Quindi che fare? Facile: trite riflessioni e qualche esplosione qua e là.
Ed ecco che da una parte abbiamo la voce fuori campo di Brad Pitt che ci accompagna per tutto il film con pensieri insipidi espressi in tono monocorde. Così come i suoi lineamenti paralizzati per 124 minuti. Dall’altra sempre il nostro astronauta atarassico che precipita dalla termosfera e resta indenne, combatte a colpi di pistola laser sui rover contro pirati lunari e resta indenne, si azzuffa con un gorilla idrofobo e resta indenne, lotta a mani nude contro tre astronauti armati, li uccide e resta indenne.
Purtroppo le virtù di questa pellicola sono poche: il regista è stato in grado di imbastire un impianto formale senza pecche e gli effetti speciali, così come la fotografia, svolgono bene il loro compito.
Ma l’accozzaglia di significati rende prolissa la metà delle scene e pacchiane le restanti.
Per non parlare della presenza superflua di alcuni grandi attori: Donald Sutherland, Tommy Lee Jones, Liv Taylor.
Tirando le somme, Ad Astra è un tentativo fallito di rielaborazione del genere, la messinscena di una storia soporifera, confusa e priva del minimo equilibrio.
Michele Cappetta
PRO | CONTRO |
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Leggi la recensione positiva di Ad Astra.
3 Responses to Ad Astra, una recensione negativa
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Fa schifo questo film lento monotono trama confusa e noiosa
Film fa pena trama Confusa film lento e noioso
Purtroppo sono daccordo.amo il genere!ma ho letteralmente buttato via i soldi a noleggiato.noioso d’inizio fino alla fine.lo consiglio….assolutamente no!