Villetta con ospiti, la recensione
Ventiquattro ore nella vita di una famiglia borghese che vive una vita agiata in una ricca cittadina del nord Italia. Gente normale impegnata a condurre una vita altrettanto normale, tra effimere chiacchiere seduti ai tavolini dei caffè e l’organizzazione di piccole feste patronali. Tutto normale sotto il sole, finché non cala la notte e quella stessa famiglia si trova accidentalmente coinvolta nel peggiore dei peccati: l’omicidio di un ragazzo entrato furtivamente in casa. Giorgio e sua moglie Diletta, la figlia Beatrice, il commissario di polizia, il parroco del paese e l’ortopedico amico di famiglia. Tutti coinvolti, tutti a loro modo macchiati da un peccato, tutti d’accordo nel far sparire il corpo per uscirne puliti.
A quattro anni di distanza dal suo precedente – e non particolarmente entusiasmante – La vita possibile, torna il talentuoso Ivano De Matteo nuovamente alle prese con il “suo cinema”, una storia dura che si traduce in una critica feroce e sprezzante verso quella tipica famiglia medio borghese che tanto ostenta equilibrio pur nascondendo, al tempo stesso, una moltitudine di scheletri nell’armadio. Un cinema che non guarda in faccia a nessuno, che condanna l’ipocrisia e che denuncia il perbenismo. Questo è il cinema di Ivano De Matteo, elementi che tornano ricorrenti di film in film facendo di lui un vero e proprio autore a 360°.
Scritto ancora una volta a quattro mani dallo stesso De Matteo insieme all’inseparabile compagna Valentina Ferlan, Villetta con ospiti è il sesto lungometraggio del regista nonché l’ideale conclusione di un’immaginaria trilogia che potrebbe essere composta dal bellissimo La bella gente e dal graffiante I nostri ragazzi.
Proprio come negli altri due film citati, infatti, anche in Villetta con ospiti lo spettatore è chiamato ad assistere impotente davanti all’inesorabile caduta libera di una famiglia apparentemente come tante. Una famiglia per bene, sicuramente schiava di qualche vizio ma desiderosa di dare bella mostra di sé sempre e comunque. Perché l’importante non è chi siamo realmente, bensì l’immagine che gli altri hanno di noi. Apparire e non essere.
Nel portare avanti questo discorso, Ivano De Matteo prende di mira proprio quel ceto medio in cui gran parte di noi può rispecchiarsi. Sarebbe stato troppo facile, in effetti, attaccare uno dei due estremi dell’ordine sociale.
Adottando ancora una volta quell’irresistibile stile personale, che contribuisce da sempre a rendere “grande” il cinema di De Matteo, anche in Villetta con ospiti assistiamo ad un interessante e continuo mutamento dei generi: il primo atto ci porta a pensare che il campo da gioco, questa volta, possa essere quello della commedia (con alcune scene cariche di un umorismo graffiante, come quelle che vedono protagonista Erica Blanc) ma con il progredire dei minuti ci si addentra in un dramma oscuro e malsano dalle pesanti tinte thriller/noir.
Nel momento in cui i toni cambiano e l’humor sparisce, il sesto lungometraggio di Ivano De Matteo si trasforma in una parata di “mostri” in cui i personaggi portati in scena diventano l’incarnazione dei sette peccati capitali. Da commedia leggera pronta a ironizzare su usi e costumi di certi italiani, Villetta con ospiti diviene una sorta di anomala partita a Cluedo in cui l’obiettivo non è scoprire l’identità dell’assassino ma trovare il modo di far apparire tutti innocenti. Il marito fedifrago, la moglie psicologicamente instabile, la figlia ribelle, il poliziotto corrotto, il prete coinvolto in tresche segrete, il medico che agisce sulla soglia dell’illegalità; tutti colpevoli ma forse tutti destinati a farla franca in un modo o nell’altro. Non importa quanto oscena e brutta possa essere la soluzione del “gioco”, l’importante è che tutti quelli che contano possano uscire indenni (nell’immagine, non certo nello spirito) da quella scomoda situazione.
Rispetto ai precedenti film del regista (si pensi in modo particolare a I nostri ragazzi e La vita possibile), si percepisce un leggerissimo passo indietro per quanto concerne la cura della messa in scena. Indubbiamente apprezzabile la scelta di girare il film in pellicola così come viene confermata la maestria di De Matteo negli eleganti movimenti di macchina, eppure in alcuni momenti sembra emergere una messa in scena che ricorda alcuni prodotti realizzati negli anni ‘90. Un “problema” dettato probabilmente dal budget a disposizione ma comunque ininfluente sul risultato finale dal momento che Villetta con ospiti resta esempio di buon cinema italiano, coraggioso per i temi trattati e impreziosito da un reparto attoriale di gran livello che oltre alla già citata Erica Blanc contempla volti come Marco Giallini, Michela Cescon, Vinicio Marchioni, Bebo Storti e i bravissimi Massimiliano Gallo e Cristina Flutur.
Ivano De Matteo manda a segno un altro colpo confezionando un film decisamente duro, un vero e proprio pugno nello stomaco destinato a farsi ricordare per giorni e giorni dopo la visione anche solo per quel finale carico di cinismo ed una cattiveria tale che raramente si vede nel cinema italiano.
Giuliano Giacomelli
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