Codice 999, la recensione

Con una lunga gavetta nel campo dei videoclip per artisti del calibro di Depeche Mode, Placebo e Nick Cave, John Hillcoat si è fatto notare nel panorama cinematografico nel 2005 con il western La proposta, a cui hanno fatto seguito il post-apocalittico The Road, tratto dall’omonimo romanzo di Cormac McCarthy, e il crime con Tom Hardy e Jessica Chastain Lawless. Un gioiello dietro l’altro, una carriera qualitativamente invidiabile, che ora si arricchisce di un crime-movie da standing-ovation: Codice 999.

Il panorama del cinema crime americano ha da sempre partorito film memorabili, spesso affidati a grandi registi che hanno lasciato il segno in maniera indelebile nell’immaginario di ogni cinefilo. Da un po’ di anni a questa parte, però, il mercato ha subito la classica saturazione che è deflagrata nell’anonimato: tanti film di genere, alcuni anche validi, ma che si sono persi nel mare magnum del mercato e della memoria spettatoriale. Ci si augura che la stessa cosa non accada a Codice 999 perché siamo dinnanzi a un signor film, uno di quei thriller che hanno ogni elemento al posto giusto e funzionano perfettamente, come un meccanismo a orologeria.

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Michael è a capo di una banda di criminali composta da ex militari e poliziotti che agiscono nell’illegalità. Tra i loro committenti c’è Irina Vlaslov, boss di una cosca mafiosa russa che gestisce il traffico d’armi e droga su alcune zone di Los Angeles. L’ultimo colpo di Michael e la sua banda però non va a buon segno e la polizia si mette sulle loro tracce, così l’unico modo per depistare le indagini e proseguire indisturbati il lavoro e far scattare un codice 999, ovvero l’uccisione di un agente, che distrarrebbe l’attenzione della polizia.

Era dal 2010 che Hillcoat provava a portare al cinema la sceneggiatura di Matt Cook Triple Nine, poi inserita nella black list, quando il protagonista positivo doveva essere Shia LaBeouf e la colonna sonora affidata al sodale Nick Cave. Da allora ne è passata di acqua sotto i ponti, lo script è stata sbloccato, la produzione completamente modificata, a LaBeouf è subentrato Casey Affleck e Atticus Ross ha preso il posto di Cave.

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Il risultato è un crime d’azione serratissimo e ricco di personaggi, con una costruzione tanto intrecciata quando perfettamente fluida e un cinismo di base che getta una secchiata nera su tutto il genere. Di base, infatti, potremmo definire Codice 999 l’incontro tra un crime del miglior Michael Mann e le tematiche tipiche del cinema di David Ayer, solo che del primo riesce ad aumentare il ritmo e il coinvolgimento, del secondo un punto di vista più variegato e non solo legato alla polizia corrotta.

Il lungo prologo che ci mostra la band di Michael alle prese con una rapina è già una dichiarazione d’intenti esemplare, con un’orchestrazione dell’azione da manuale. Poi il film prosegue descrivendoci uno stuolo di personaggi particolarmente variegato dove il meno interessante è l’unico positivo, quel Casey Affleck di cui si parlava, troppo vicino allo stereotipo del giovane poliziotto con famiglia e ligio al dovere. Per il resto, criminali senza scrupoli, capeggiati da una magnifica – e sempre più bella – Kate Winslet, nei panni dello spietato boss di una famiglia di mafiosi kosher (ovvero russi ebrei).

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Chiwetel Ejiofor di 12 anni schiavo è Michael, capo della band criminale, ex marine e cognato di Irina, di cui ha sposato la sorella Gal Gadot. Il suo personaggio è particolarmente sfaccettato perché malgrado abbia chiaramente un alone di positività (è tenuto sotto scacco dalla cognata che lo ricatta impugnando il figlioletto), è un criminale particolarmente feroce, che non si fa problemi a uccidere a sangue freddo. Della sua band fanno parte i poliziotti corrotti Anthony Mackie (ovvero Falcon di Captain America) e Clifton Collins (Pacific Rim), l’ex poliziotto ora tossicodipendente Aaron Paul (Breaking Bad) e il Daryl Dixon di The Walking Dead Norman Reedus. Da menzionare Woody Harrelson che dà copro al detective Allen, altro personaggio incredibilmente sfumato che porta avanti le indagini sui crimini legati alla band di Michael.

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Carico di violenza, imprevedibile e con una bella fotografia che ritrae una Los Angeles crepuscolare, Codice 999 di certo non si pone l’obiettivo di rinnovare il genere, ma è un solidissimo esempio di crime-movie capace di donare due ore di tensione e adrenalina. Nel suo genere, è tra le cose migliori viste in questi ultimi anni.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Storia complessa e articolata ma ben gestita.
  • La rapina iniziale è architettata in maniera magistrale.
  • Molti personaggi ben caratterizzati.
  • Non aggiunge molto al genere di riferimento.
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Valutazione: 8.0/10 (su un totale di 1 voto)
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