La stranezza, la recensione

Il teatro raccontato dal cinema sembra essere diventato uno sfizioso trend di alcune recenti produzioni italiane che uniscono uno sguardo d’autore al linguaggio della commedia. Se da una parte abbiamo nuovi adattamenti di classici del teatro popolare, come le opere di Eduardo De Filippo rifatte da Mario Martone (Il Sindaco del Rione Sanità) e Edoardo De Angelis (Natale in Casa Cupiello, Sabato domenica e lunedì, Non ti pago), dall’altra abbiamo le vite dei grandi autori di teatro raccontate in maniera più o meno agiografica, come accaduto, rimanendo in territorio partenopeo, in Qui rido io di Mario Martone sulla vita di Eduardo Scarpetta e I fratelli De Filippo di Sergio Rubini. A quest’ultima categoria, ma con uno percorso ancora differente, si aggiunge La stranezza, il film di Roberto Andò dedicato alla figura di Luigi Pirandello in un preciso momento della sua carriera.

Siamo a Girgenti nel 1920 e la morte della sua balia riporta Luigi Pirandello a casa per occuparsi del funerale. Per l’occasione, l’autore di tante commedie fa la conoscenza di Nofrio e Bastiano, due becchini che si dilettano anche come attori e autori teatrali, al momento alle prese con la difficoltosa preparazione della tragicommedia La trincea del rimorso, ovvero Cicciareddu e Pietruzzu. I due non sanno che il loro cliente è Luigi Pirandello e lui, che si trova in un momento di mancanza di ispirazione, si ferma ad osservare proprio Nofrio e Bastiano per cercare di dare una dimensione ai suoi personaggi.

La “stranezza” pirandelliana che dà titolo all’opera di Andò è uno stato d’animo che affligge l’autore così come i suoi personaggi “in cerca d’autore”, proprio quei personaggi inoccupati che infestano come fantasmi gli spazi mentali (e spesso fisici) di Pirandello. E da questa “stranezza” prende il via e si sviluppa il film che non è altro che la genesi – a modo suo libera e ricca di licenze poetiche – di Sei personaggi in cerca d’autore, l’opera più iconica dell’autore siciliano che, scopriamo, non fu di certo ben accolta dal pubblico come oggi, al contrario, potremmo immaginare.

Ma, se mettiamo tutte le carte in tavola, La stranezza non è un film su Luigi Pirandello, ne un film che racconta Sei personaggi in cerca d’autore. Il protagonista, infatti, non è il noto autore a cui dà volto efficacemente Toni Servillo, ma lo sono Nofrio e Bastiano che trovano in Ficarra e Picone due interpreti eccezionali. I due portano avanti le fila del racconto e guidano l’evolversi narrativa andando a influenzare anche il futuro lavoro di Pirandello.

Lo spettatore si trova immerso in un anomalo film di Ficarra e Picone che ha quel fare da commedia d’autore: ci sono le mazzette, la corruzione e il malcostume del sud Italia, ci sono anche le classiche dinamiche e i ruoli precostruiti che hanno reso amato il duo di comici siciliani, ma il tutto è inserito in un contesto a loro (solitamente) estraneo. Ma la sinergia tra questi due mondi ossimorici è perfetta e il risultato è una commedia farsesca ma elegante, piena di comicità e amarezza, di pancia ma anche riflessiva.

Dal canto suo, Pirandello è un osservatore, sta sullo sfondo e come lo spettatore sulla poltrona del cinema si gode lo spettacolo messo in scena da Nofrio e Bastiano, sul palcoscenico e dietro le quinte. In questo approccio, Toni Servillo è come se ribaltasse il suo Eduardo Scarpetta di Qui rido io, un film quasi speculare a La stranezza. Tanto era strabordante, rumoroso e protagonista lì, tanto è nell’ombra e silenzioso qui, giocando la sua interpretazione interamente sulla sottrazione.

Ogni cosa sembra essere al posto giusto in La stranezza e il bel lavoro di scrittura effettuato da Roberto Andò e Massimo Gaudioso culmina in un finale un po’ amaro e ambiguo che riflette su quanto di vero c’è nella vicenda narrata e sul reciproco e continuo scambio tra finzione e realtà, tra vita e palcoscenico, fornendo una chiave di lettura perfettamente pirandelliana.

Si ride e si pensa in La stranezza, che non solo è in assoluto il miglior film di Roberto Andò ma anche un prezioso documento sulla stretta correlazione che c’è tra i diversi mezzi di comunicazione, soprattutto a livello metatestuale.

Presentato in concorso alla 17ª Festa del Cinema di Roma, La stranezza arriva nelle sale italiane dal 27 ottobre distribuito da Medusa.

Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Ficarra e Picone sono due mattatori incredibili e il loro talento è tanto nella comicità quanto nel cinema d’autore.
  • Un originale e bellissimo approccio al mondo del teatro.
  • La stranezza è un particolare ibrido tra commedia popolare e cinema d’autore. Se cercate o l’uno o l’altro potreste restare delusi.
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