Perez., la recensione

Demetrio Perez fa l’avvocato d’ufficio a Napoli. La sua non è una vita felice, a cominciare dal disastro matrimoniale che l’ha portato al divorzio e a crescere una figlia che ora si è innamorata di Francesco Corvino, figlio di un noto camorrista. Un giorno si presenta a Perez l’occasione di difendere Luca Buglione, capo di un clan criminale che ha scelto di collaborare con la giustizia. Ma Buglione ha uno scopo ben preciso: recuperare una partita di diamanti che sono stati nascosti nello stomaco di un toro. Per riuscire nella sua impresa, il criminale decide di fare un patto con il suo avvocato: incastrerà l’odiato Corvino in cambio di aiuto nel recupero dei diamanti.

Questa è la trama di Perez., il secondo lungometraggio scritto e diretto da Edoardo De Angelis dopo la commedia Mozzarella Stories. E stavolta si cambia decisamente registro, cavalcando l’onda anomala (e piacevolissima) del thriller criminale (camorristico, nello specifico) che sembra aver trovato il suo exploit in Italia proprio in questi ultimi mesi.

Presentato durante la 71° edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, Perez. si mostra come un solidissimo dramma che si tinge di quei connotati da film di genere che ne fanno un’opera davvero riuscita e avvincente.

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Tutto ruota attorno alla figura dell’avvocato Demetrio Perez, interpretato da un magnifico Luca Zingaretti; un perdente a cui la vita sembra voltare le spalle di continuo. L’unica consolazione per Perez è sua figlia Tea, ciò che gli rimane dal suo matrimonio fallito, tanto cara quanto problematica e infatti la sua relazione con il figlio del boss Corvino è l’ennesima sconfitta per l’avvocato, uomo di legge che si ritrova a stretto contatto con uno dei peggiori criminali della zona.

Inquadrato il personaggio, che è caratterizzato benissimo ed è senza dubbio il vero punto forte dello script, si procede nello snodare le sue avventure che si colorano presto di nero e di rosso sangue. I personaggi di contorno sembrano non avere connotazioni positive, forse ad eccezione di Tea (interpretata da una convincente Simona Tabasco), che comunque è il vero motore che porta alla complicazione della vicenda. Dal collega e amico di Perez al pentito Buglione, passando doverosamente per il viscido Francesco Corvino, che ha il volto di Marco D’Amore di Gomorra – La serie, tutti hanno colpe, anche piuttosto gravi, tanto che il quadro della situazione è composto quasi esclusivamente da personaggi negativi.

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Oltre al susseguirsi avvincente degli eventi, che inserisce Perez. nel cinema di genere pur navigando in territori più “alti”, è un po’ tutto a convincere in questo film, a cominciare dalla buona prova di regia di De Angelis che, una volta tanto per l’Italia, non ha il sapore della fiction tv. Qui c’è una cura formale generale, dalla messa in scena, che inquadra una Napoli assolutamente lontana dai paesaggi folkloristici che solitamente il cinema ci offre, alla bella fotografia che vira spesso e volentieri in tonalità dark.

Qualcuno ha lamentato la poca credibilità del plot, qualcun altro ha rimproverato a Zingaretti il suo fare che ricorderebbe quello di Montalbano (ma quando?). Non credete a nessuno di loro: Perez. è un ottimo film, quelli di cui il fiacco panorama Italiano avrebbe bisogno con più frequenza.

 Roberto Giacomelli

PRO CONTRO
  • Storia avvincente.
  • Ottima prova attoriale con Luca Zingaretti in testa.
  • Cura formale generale.
  • Il tono da dramma “serio” per qualcuno potrebbe cozzare con gli intenti dichiaratamente di genere del film.
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Valutazione: 8.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Perez., la recensione, 8.0 out of 10 based on 1 rating

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