Roma 2014. Buoni a nulla, la recensione

Presentato nella sezione Gala al Festival Internazionale del Film di Roma, l’ultima fatica di Gianni Di Gregorio ci ricorda che in Italia è ancora possibile ridere al cinema con garbo ed eleganza, riuscendo anche, perché no, a strizzare l’occhio ad un certo manierismo di matrice europea. Dopo Pranzo di ferragosto e Gianni e le donne, il regista e sceneggiatore romano (curò, insieme ad altri, la scrittura di Gomorra) torna a parlare di quello che finora sembra essere il suo tema prediletto: la terza età. Questa volta, lo fa collocandolo all’interno del contesto lavorativo odierno, tossico e più che mai spietato, in cui migliaia di “buoni a nulla” cercano di tirare avanti attraverso miseri mezzucci e patetiche ruffianate.

Gianni (Di Gregorio) è un impiegato nel settore pubblico che, dopo anni di duro e onesto lavoro, sta per raggiungere la tanto agognata pensione. Una mattina, però, i suoi piani vengono stravolti a causa di una circolare che lo costringerà a sgobbare per altri tre anni, in un nuovo ufficio fuori del Grande Raccordo Anulare. Qui, diventerà il vicino di scrivania di Marco (Marco Marzocca), impiegato ingenuo ed efficiente che, proprio come Gianni, non sa dire di no a colleghi inetti e arrivisti. Fra tutti, la bella e burrosa Cinzia (Valentina Lodovini), che esercita su di lui il suo fascino per accollargli mansioni che, da sola, non riuscirebbe a portare a termine. Una volta unite le forze, dunque, riusciranno i nostri (poco) eroi ad alzare finalmente la testa e lottare contro angherie e soprusi?

buoni a nulla

La strada che percorre il film è quella della commedia leggera, dai toni delicati e sospesi, ma mai scontati. Lungi dal voler cadere nella denuncia sociale, Di Gregorio compone un film che parla anzitutto di una rivincita individuale, puntando pertanto i riflettori sui personaggi. Esasperando la caratterizzazione dei comprimari, ciò che ne deriva è la messa in scena di un microcosmo popolato da persone-macchiette, come la direttrice di ferro con cagnolino al seguito o l’impiegato lecchino di turno, che tentano costantemente di vittimizzare i due protagonisti.

Una volta compreso il meccanismo, però, Gianni sarà il primo a invertire il processo, trasformandosi da “nerd” sfigato sulla sessantina a uomo sicuro e consapevole del fatto che, in alcune situazioni, bisogna agire d’astuzia. Saranno proprio tali situazioni quelle che porteranno lo spettatore a bearsi di una sana comicità, che non richiede a tutti i costi l’utilizzo di un incessante turpiloquio, bensì dell’esperienza e della sintonia di un cast ben rodato.

buoni a nulla

Anche l’uso della caratteristica romanità dei personaggi, troppo spesso abusata e fraintesa dalle commedie di oggi, è ben calibrata, senza risultare volgare né fine a se stessa. L’unica pecca è che, estremizzando, è spesso inevitabile risultare inverosimili. Alcune scenette sono fin troppo rocambolesche, risultando sterili e svilendo la natura volutamente garbata del film. In aggiunta, anche determinati aspetti di alcuni personaggi risultano poco sensati; su tutti, il personaggio di Cinzia, sospesa a metà tra Betty Boop e Bridget Jones.

La seconda parte del film prende, purtroppo,o la facile piega del sentimentalismo e, già a 10 minuti dalla fine, la minaccia dell’happy ending perbenista incombe sullo spettatore. Il suo arrivo sembra quasi perentorio, tanto da ribaltare insensatamente la storia tra Marco e Cinzia, svalorizzando così il personaggio della Lodovini.
Delicato e spassoso ma, a tratti, scontato, Buoni a nulla sarà nelle nostre sale da giovedì 23 ottobre, distribuito da Bim Distribuzione.

Noemi Macellari

PRO CONTRO
  • Una commedia che fa ridere con eleganza e garbo.
  • Buona scelta del cast.
  • Toni leggeri ma, prevalentemente, di senso.
  • Estremizzazione, talvolta eccessiva, di personaggi e situazioni.
  • Seconda parte inferiore alla prima.
  • Finale telefonatissimo.
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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Roma 2014. Buoni a nulla, la recensione, 7.0 out of 10 based on 1 rating

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