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Broken Rage: le due facce di Takeshi Kitano. La recensione da Venezia81

Un sicario (Takeshi Kitano) incaricato di far fuori dei target da uno misterioso boss, viene catturato dalla polizia e costretto a spiare un altro boss…

Takeshi Kitano è ormai di casa a Venezia, fin dal 1997 anno in cui vinse il Leone d’Oro con Hana-bi, il regista giapponese ci ha abituato a storie intense, intrise di crudeltà e riflessioni sulla società, l’onore e la morte, seppur con una dose di velata ironia.

Giunto alla boa dei settantasette anni, con Broken Rage il regista giapponese sembra scrollarsi finalmente di dosso un po’ della responsabilità che negli anni si era visto attribuire nei confronti di “un certo tipo di cinema” e recupera la sua esperienza da comico, confezionando in 62 minuti un film che rappresenta, in un certo senso, la sintesi della sua arte e della sua anima, ma… senza esagerare.

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Valutazione: 7.5/10 (su un totale di 2 voti)
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Festival di Venezia: Premio Starlight International Cinema Award a La loggia occulta: Democrazia a rischio

In occasione della 81ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, si è svolta l’XI edizione dello Starlight international Cinema Award fondato e prodotto da Francesca Rettondini e Giuseppe Zaccaria, durante la quale è stato anche insignito di un prestigioso premio il regista Mario Chiavalin per il suo docufilm La loggia occulta: Democrazia a rischio.

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The Order: Jude Law contro il suprematismo bianco. La recensione da Venezia81

Sicuramente abbiamo tutti impresse nella retina le immagini dell’assalto al Campidoglio americano avvenuto il 6 gennaio 2021, ma in Italia potremmo non avere la percezione che quell’evento non fu un fulmine a ciel sereno né un’iniziativa improvvisata e disordinata, quanto un atto violento pianificato per decenni da certe frange ideologiche e che affonda le sue radici in una subcultura che oscilla, di fatto, tra complottismo e terrorismo.

Il film The Order di Justin Kurzel è tratto da una storia vera e ci racconta molto di quell’humus culturale, perché è ambientato nei primi anni Ottanta, quando non c’erano neppure ancora i Simpson che potessero immaginarsi Donald Trump presidente, eppure le fondamenta di quella mentalità che oggi possiamo definire l’Alt-Right USA estrema erano già state ben definite.

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The Room Next Door – La stanza accanto. La recensione da Venezia81

Pedro Almodóvar torna ad affrontare il tema della separazione in The Room Next Door (La stanza accanto, in uscita nelle sale italiane a dicembre), presentato in concorso all’81ª Mostra del Cinema di Venezia.

Ingrid (Julianne Moore) è una scrittrice di successo. Martha (Tilda Swinton) è una giornalista di guerra, che si sta sottoponendo a delle terapie sperimentali per un tumore molto aggressivo. Sono vecchie amiche, ma si sono perse di vista: venendo a sapere della malattia di Martha, Ingrid va a trovarla in ospedale e le due riallacciano i contatti.

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Babygirl: Nicole Kidman e il BDSM fedifrago. La recensione da Venezia81

Romy (Nicole Kidman) è una donna di successo, amministratrice delegata in una grossa azienda di spedizioni pioniera dell’automazione dei processi. Ha famiglia perfetta, marito perfetto (Antonio Banderas), figlie bionde brave belle e arcobaleno, ha riempito tutte le caselle punteggio possibili della vita. Tranne una, a quanto pare: è insoddisfatta sessualmente. Colmerà questo vuoto iniziando una relazione adultera con un giovane, assertivo stagista (Harris Dickinson), in grado di appagare le fantasie di sottomissione della donna.

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Wolfs – Lupi solitari: Brad Pitt e George Clooney “risolvono problemi”. La recensione da Venezia81

Jack (George Clooney) e Nick (Brad Pitt) di professione “risolvono problemi”, dove per problemi si intende che insabbiano “incidenti” più o meno gravi e mortali, dietro lauto compenso.

I due non si conoscono e non si vogliono conoscere, ma trovandosi inaspettatamente costretti a lavorare insieme per uscire vivi da una situazione scomoda, la regola “non fidarsi mai di nessuno” comincia a vacillare.

Sono il signor Wolf, risolvo problemi“, una frase passata alla storia non solo tra i fan di Tarantino, ma tra gli appassionati di cinema in generale: Mr. Wolf è forse uno dei personaggi più iconici del regista di Pulp Fiction, diventato ormai quasi “emblema” di un certo modo di agire e di pensare anche nel lavoro.

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Wolf Creek: Legacy, l’outback australiano sta per sporcarsi nuovamente di sangue nel terzo film della saga

Un terzo film della saga horror Wolf Creek è ufficialmente in lavorazione: è il sito Deadline a confermarlo svelando alcuni dettagli e che il titolo sarà Wolf Creek: Legacy.

Nel 2005, in pieno fermento torture porn, faceva la sua comparsa nei cinema internazionali l’australiano Wolf Creek diretto da Greg McLean, terrificante storia di tre amici in viaggio nell’outback che rimangono vittime di un cacciatore psicopatico con l’hobby della tortura. Il grande successo del film portò a un sequel nel 2014, Wolf Creek 2, sempre diretto da Greg McLean e presentato alla 70° Mostra del Cinema di Venezia, che alzava di molto l’asticella dello splatter. Tra il 2016 e il 2017 sono state prodotte due stagioni (da 6 episodi l’una) della serie tv che continuava le scorribande dello psicopatico Mick Taylor, a cui ha dato volto sempre l’attore John Jarratt, già protagonista dei due film precedenti. Ora il franchise torna al cinema, John Jarratt sarà ancora il “mostro” ma la regia passa in mano a Sean Lahiff, mentre Greg McLean figurerà come produttore.

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Maria: Angelina Jolie è Maria Callas nel biopic di Pablo Larraìn. La recensione da Venezia81

Al terzo giro, il regista Pablo Larraìn è visto ormai come specializzato in biopic atipici dedicati a grandi donne del Novecento traumatizzate ma impeccabili, carismatiche ma fragili, schiacciate dalle ombre e dal peso di qualcosa di più grande di loro. In Jackie, del 2016, Natalie Portman portava in scena una donna passata alla storia per essere moglie (di John F. Kennedy) e che fece proprio della perfezione apparente la sua migliore armatura, anche di fronte al ciclone di cui fu al centro esatto in mondovisione. In Spencer, 2021, Kirsten Stewart ci regalava una principessa Diana ostaggio della famiglia reale e infestata dai fantasmi del passato. In Maria, infine, Angelina Jolie ci restituisce la personalità non facile di Maria Callas, una donna questa volta fagocitata non tanto dagli obblighi, dai compagni di vita o dall’immagine pubblica, quanto da se stessa, dall’impossibilità di sopravvivere al proprio enorme talento.

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Baby Invasion: l’ultima follia di Harmony Korine. La recensione da Venezia81

Un team di sviluppatori sta lavorando a un videogioco sparatutto home invasion, in cui bande armate prendono d’assalto le case dei ricchi, celando i volti con avatar di neonati: l’inquietante software è ancora in fase beta quando finisce nel dark web. Riscuote l’entusiasmo di un’ampia community di gamer, che – incapaci di distinguere la realtà dal videogame – all’improvviso iniziano a emulare le gesta dei baby invader nella vita reale. I criminali trasmettono le proprie cruente “imprese” in live streaming, sostenuti dall’entusiasmo di un grande numero di follower.

È questa la premessa di Baby Invasion, l’ultima follia di Harmony Korine, presentata fuori concorso all’81ª Mostra del Cinema di Venezia. Ed è anche l’unica, evanescente, cornice narrativa offerta allo spettatore, in un lavoro che ancora una volta gioca a destrutturare il linguaggio cinematografico.

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La valle dei sorrisi: iniziate le riprese del thriller di Paolo Strippoli con Michele Riondino

la valle dei sorrisi

La serenità di un paese di montagna, un insegnante di educazione fisica e un inquietante rituale: sono iniziate le riprese del nuovo lungometraggio di Paolo Strippoli intitolato La valle dei sorrisi. Il regista barese, classe 1993, si è formato al Centro Sperimentale di Cinematografia, ha già diretto i film Piove (2021) e, insieme a Roberto De Feo, A Classic Horror Story (2020).

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