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Bloody Nightmare (Cheerleader Camp), la recensione

Durante le vacanze estive un gruppo di ragazze si reca in un campo per cheerleaders dove la signorina Tipton insegnerà loro il ‘duro’ mestiere delle ragazze pon-pon. Tra le ospiti del campo c’è Alison, una ragazza disturbata che fa frequentemente inquietanti sogni, insieme alle sue amiche, unite in squadra per vincere la corona di migliori cheerleaders dell’anno. Ma presto inizieranno a spuntare i primi cadaveri. Un misterioso serial killer, infatti, sta sterminando una ad una le ospiti del campo.
Voces, la recensione

A partire dagli inizi del nuovo millennio la scena horror internazionale ha visto il grande ritorno di quel continente che ha fatto la storia del genere, sia dal punto vista stilistico che produttivo, ovvero la cara e vecchia Europa. Qualcosa, però, rispetto al passato è cambiato poiché se una volta a dominare la scena era l’Inghilterra, basti pensare alla tradizione della letteratura gotica e alle produzioni della famosa e mitica Hammer Films, al giorno d’oggi i due paesi protagonisti di questa rinascita sono stati Francia e Spagna. Contraddistinte da approcci stilistici molto diversi fra loro, le due floride realtà prediligono filoni completamente diversi fra loro ed in un’ipotetica mappa geografica del vecchio continente sarebbero rappresentati con questi colori: da un lato la Francia col colore rosso, come il sangue che sgorga a fiumi nei suoi film di fine primo decennio dei duemila; dall’altro, invece, il blu scuro e ombroso della Spagna, a simboleggiare le tantissime ghost stories portate sullo schermo dai suoi tanti talenti, Jaume Balaguerò e Paco Plaza su tutti.
Zombie Strippers!, la recensione

In un futuro non troppo lontano i soldati dell’esercito americano cominciano a scarseggiare, causa troppi decessi nella guerra in Medio Oriente e troppe poche nuove reclute. Il governo decide allora di riportare in vita i morti con un virus di nuova sperimentazione per mandarli a combattere in campo: soldati forti, fedeli e privi di cervello! Il virus però ha un difetto: agisce prevalentemente sul cromosoma X, funzionando così quasi esclusivamente sulle donne, che presentano un barlume di coscienza, gli uomini rianimati invece risultano del tutto incontrollabili e solamente aggressivi.
Into the Dark: La casa sull’albero, la recensione

Siamo giunti ormai al sesto episodio di Into the Dark, la serie antologica targata Blumhouse destinata al circuito televisivo, recentemente distribuita in Italia da RaiPlay. Una serie di lungometraggi slegati tra loro, dodici (a stagione) come i mesi dell’anno, il cui unico punto in comune è quello di svolgersi durante una ricorrenza.
Giunti alla metà precisa della prima stagione della serie prodotta dal reuccio dell’horror low budget Jason Blum, diventa possibile tracciarne un primo bilancio ed evidenziare come l’andamento degli episodi segua uno schema ben preciso: a due film dai toni più vicini agli stilemi del cinema di genere, ne segue un altro decisamente più concettuale che si serve di immagini forti e truculente per offrire spunti di riflessione. È il caso, quest’ultimo, de La casa sull’albero di James Roday, attore noto al grande pubblico soprattutto per la serie tv Psych, il quale realizza il suo episodio del mese di Marzo e lo dedica alla celebrazione della festa della donna, omaggiando il gentil sesso con una storia dai tanti contenuti e ricco di riferimenti al movimento “mee to”.
TFF38. Breeder, la recensione

Quando il cinema (di genere) mette i suoi affilati artigli su tematiche (fanta)scientifiche che riguardano l’ingegneria generica, la manipolazione cellulare o il biohacking e promette prodigi sfidando Dio non c’è mai da star tranquilli perché si sa, c’è sempre un prezzo molto caro da pagare per raggiungere un obiettivo così alto. Non fa eccezione Breeder, durissimo thriller/horror di nazionalità danese che parte da uno spunto pseudo-scientifico come il perseguimento dell’eterna giovinezza per sconfinare nelle maglie del torture porn più cruento.
TFF38. Lucky, la recensione

May scrive libri motivazionali indirizzati a un pubblico femminile e, nonostante il successo dei suoi manuali, il rinnovo del suo contratto è in forse tanto che la voglia di partecipare all’ennesima presentazione con firma-copie proprio non ce l’ha. Una notte, qualcuno si intrufola nella casa in cui May vive con suo marito Ted: è un uomo mascherato e armato di coltello che la aggredisce. Ma Ted non è affatto sorpreso della cosa, affermando che la stessa situazione si palesa ogni giorno e anche la polizia, arrivata non appena l’aggressore è scomparso, sembra non prendere troppo sul serio questa storia. Il mattino dopo, Ted risulta irrintracciabile e May, giorno dopo giorno, riceve la “visita” dell’aggressore mascherato. Ma cosa sta succedendo nella vita della donna?
Into the Dark: Giu’, la recensione

Siamo giunti alla quinta tappa del nostro tour di approfondimento di Into the Dark, la serie antologica targata Blumhouse destinata al circuito televisivo, recentemente distribuita in Italia da RaiPlay. Una serie di lungometraggi slegati tra loro, dodici (a stagione) come i mesi dell’anno, il cui unico punto in comune è quello di svolgersi durante una ricorrenza.
Parliamo, quindi, di Down (Giù), quinto episodio che ruota intorno alla festa di San Valentino, da sempre simbolo degli innamorati e dell’amore, sentimento che, in questa rassegna oscura, viene capovolto nel suo opposto più malsano e morboso. E soprattutto pericoloso. Mi riferisco allo stalking, fenomeno tristemente attuale (e diffuso), nella sua accezione più estrema, ovvero quando lo stalker decide di raggiungere lo step finale.