Archivio tag: horrorside

La Madre, la recensione

Un uomo, dopo aver ucciso la moglie, prende le due figliolette e fugge nel bosco in auto. Il veicolo però esce fuori strada e l’uomo si vede costretto a trovare riparo con le bambine in una baita abbandonata. Ma qualche cosa spunta dal buio e uccide l’uomo. Per cinque anni non c’è nessuna traccia delle bambine scomparse nel bosco, ma lo zio Lucas non si è mai dato per vinto e insieme alla compagna Annabel ha messo su un team di ricerca per ritrovare Victoria e Lilly. Un giorno, finalmente, le due bambine vengono ritrovate miracolosamente vive, anche se sporche, malnutrite e inselvatichite. Lucas si offre di fare loro da tutore, anche se Annabel non è troppo entusiasta dell’idea, ma qualcuno, forse un essere soprannaturale, segue le bambine nella nuova casa, lo stesso essere che in questi cinque anni le ha protette e nutrite e che dimostra di essere particolarmente possessivo verso le “sue” bambine.

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Valutazione: 8.0/10 (su un totale di 1 voto)
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10 anni di Horror: i migliori film del decennio 2010-2020 per categoria!

Un decennio è da poco terminato lasciando nella mente di ogni spettatore uno scenario non troppo dissimile da quello paventato in tanto cinema fantastico e orrorifico. Una pandemia. Ovviamente non con i sanguinari esiti del più cruento zombie-movie ma con sufficienti elementi da compararla ai racconti catastrofici più “soft” a cui tanto cinema ha attinto. E’ il motivo per cui noi di DarksideCinema.it abbiamo evitato quest’anno di stilare la canonica Top 10 dei migliori (e peggiori) film dell’anno, un anno il 2020 che di fatto ci ha offerto davvero pochissimo dal punto di vista cinematografico a causa della chiusura forzata delle sale, costringendo le distribuzioni a posticipare a chissà quando i titoli di maggior richiamo che probabilmente avrebbero affollato, nel bene e nel male, le nostre colonne di classifica. Questo però non ci ha fatto desistere dallo stilare una classifica, stavolta molto particolare. 

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Into the Dark: Lo spirito della scuola, la recensione

Penultimo appuntamento con la prima stagione di Into the Dark, la serie antologica targata Blumhouse destinata al circuito televisivo, recentemente distribuita in Italia da RaiPlay. Una serie di lungometraggi slegati tra loro, dodici (a stagione) come i mesi dell’anno, il cui unico punto in comune è quello di svolgersi durante una festività.

School Spirit (Lo Spirito della Scuola) è l’undicesimo episodio di questa prima annata che sembra aver riservato i titoli più interessanti da metà percorso in poi. La ricorrenza di riferimento è quella del primo giorno di scuola. Ad un passo dalla conclusione, arriva (finalmente) l’escursione in un territorio tanto caro agli horror fan di vecchia data: lo slasher. Con un film che avrebbe potuto intitolarsi tranquillamente I Know What You Did Last Breakfast Club. Già, perché dal cult di John Hughes il film mutua l’espediente del gruppo eterogeneo di studenti costretti a trascorrere insieme il sabato a scuola come punizione per marachelle di vario genere, spunto che in realtà serve per mescolare il suddetto slasher al teen drama.

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Valutazione: 6.5/10 (su un totale di 2 voti)
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Bloody Nightmare (Cheerleader Camp), la recensione

Durante le vacanze estive un gruppo di ragazze si reca in un campo per cheerleaders dove la signorina Tipton insegnerà loro il ‘duro’ mestiere delle ragazze pon-pon. Tra le ospiti del campo c’è Alison, una ragazza disturbata che fa frequentemente inquietanti sogni, insieme alle sue amiche, unite in squadra per vincere la corona di migliori cheerleaders dell’anno. Ma presto inizieranno a spuntare i primi cadaveri. Un misterioso serial killer, infatti, sta sterminando una ad una le ospiti del campo.

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Valutazione: 4.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Into the Dark: Splendida America, la recensione

Giunta al suo decimo film/episodio, la prima stagione della serie antologica Blumhouse Into the Dark sgancia la sua bomba più efficace: Splendida America (Culture Shock) non è solo il miglior film-tv di questo primo gruppo, ma anche un bell’horror distopico a tutto tondo.

Complice una visione molto lucida e originale del rinnovato filone dell’horror sociale, nella variante della tematica razziale, la regista e sceneggiatrice di origini messicane Gigi Saul Guerrero (che compare anche come attrice in un piccolo ruolo) mette insieme una storia tanto attuale nel tema trattato quanto tradizionale nell’esecuzione, facendo di Splendida America un piccolo porto sicuro in cui trovare tutto l’orrore amplificato dalla politica di Trump ma con uno sguardo ai concept narrativi di serie ormai collaudate come Black Mirror.

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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Body Cam, la recensione

Negli ultimi anni il cinema americano si è fatto sempre più impegnato e assiduo portavoce di tematiche politiche e sociali, su tutti la lotta di classe e, ancor più nello specifico, la problematica razziale e la condizione degli afroamericani con la sua drammatica scia di morte e lotte furibonde, volte ad affermare libertà e parità di diritti. Una questione che sul grande schermo ha trovato naturale sbocco in film acclamati da pubblico e critica come Detroit, See You Yesterday e Il coraggio della verità – The Hate U Give – giusto per citare tre titoli noti ai più – nei quali la denuncia sociale diventa quanto mai toccante, dolente e incisiva grazie ad immagini talvolta forti, ma necessarie per recapitare un messaggio diretto ed efficace.

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Valutazione: 6.5/10 (su un totale di 2 voti)
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Voces, la recensione

A partire dagli inizi del nuovo millennio la scena horror internazionale ha visto il grande ritorno di quel continente che ha fatto la storia del genere, sia dal punto vista stilistico che produttivo, ovvero la cara e vecchia Europa. Qualcosa, però, rispetto al passato è cambiato poiché se una volta a dominare la scena era l’Inghilterra, basti pensare alla tradizione della letteratura gotica e alle produzioni della famosa e mitica Hammer Films, al giorno d’oggi i due paesi protagonisti di questa rinascita sono stati Francia e Spagna. Contraddistinte da approcci stilistici molto diversi fra loro, le due floride realtà prediligono filoni completamente diversi fra loro ed in un’ipotetica mappa geografica del vecchio continente sarebbero rappresentati con questi colori: da un lato la Francia col colore rosso, come il sangue che sgorga a fiumi nei suoi film di fine primo decennio dei duemila; dall’altro, invece, il blu scuro e ombroso della Spagna, a simboleggiare le tantissime ghost stories portate sullo schermo dai suoi tanti talenti, Jaume Balaguerò e Paco Plaza su tutti.

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Valutazione: 6.5/10 (su un totale di 2 voti)
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Zombie Strippers!, la recensione

In un futuro non troppo lontano i soldati dell’esercito americano cominciano a scarseggiare, causa troppi decessi nella guerra in Medio Oriente e troppe poche nuove reclute. Il governo decide allora di riportare in vita i morti con un virus di nuova sperimentazione per mandarli a combattere in campo: soldati forti, fedeli e privi di cervello! Il virus però ha un difetto: agisce prevalentemente sul cromosoma X, funzionando così quasi esclusivamente sulle donne, che presentano un barlume di coscienza, gli uomini rianimati invece risultano del tutto incontrollabili e solamente aggressivi.

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Valutazione: 6.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Into the Dark: La casa sull’albero, la recensione

Siamo giunti ormai al sesto episodio di Into the Dark, la serie antologica targata Blumhouse destinata al circuito televisivo, recentemente distribuita in Italia da RaiPlay. Una serie di lungometraggi slegati tra loro, dodici (a stagione) come i mesi dell’anno, il cui unico punto in comune è quello di svolgersi durante una ricorrenza.

Giunti alla metà precisa della prima stagione della serie prodotta dal reuccio dell’horror low budget Jason Blum, diventa possibile tracciarne un primo bilancio ed evidenziare come l’andamento degli episodi segua uno schema ben preciso: a due film dai toni più vicini agli stilemi del cinema di genere, ne segue un altro decisamente più concettuale che si serve di immagini forti e truculente per offrire spunti di riflessione. È il caso, quest’ultimo, de La casa sull’albero di James Roday, attore noto al grande pubblico soprattutto per la serie tv Psych, il quale realizza il suo episodio del mese di Marzo e lo dedica alla celebrazione della festa della donna, omaggiando il gentil sesso con una storia dai tanti contenuti e ricco di riferimenti al movimento “mee to”.

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Valutazione: 6.5/10 (su un totale di 2 voti)
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TFF38. Breeder, la recensione

Quando il cinema (di genere) mette i suoi affilati artigli su tematiche (fanta)scientifiche che riguardano l’ingegneria generica, la manipolazione cellulare o il biohacking e promette prodigi sfidando Dio non c’è mai da star tranquilli perché si sa, c’è sempre un prezzo molto caro da pagare per raggiungere un obiettivo così alto. Non fa eccezione Breeder, durissimo thriller/horror di nazionalità danese che parte da uno spunto pseudo-scientifico come il perseguimento dell’eterna giovinezza per sconfinare nelle maglie del torture porn più cruento.

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Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
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