Archivio categorie: Recensioni

Romeo è Giulietta, la recensione

Federico Landi Porrini è un regista teatrale di fama internazionale. Un’artista dal carattere difficile, un uomo intrattabile, eppure la sua nomea artistica è ormai in declino da anni. In passato, infatti, Landi Porrini è stato un regista sperimentale, capace di rivoluzionare la messa in scena teatrale, ma adesso sembra aver esaurito le idee. La critica non lo ama più e i suoi ultimi spettacoli sono stati un disastro. Determinato a tornare sulla cresta dell’onda, il regista annuncia che con il suo ultimo spettacolo teatrale vuole confrontarsi con Shakespeare, portando in scena l’opera teatrale per antonomasia: Romeo e Giulietta. Promette che il suo sarà un riadattamento dell’opera autentico e originale al tempo stesso. Ma tutto quello che Landi Porrini comunica alla stampa, così come agli organizzatori del prestigioso Festival dei Due Mondi di Spoleto, è un bluff. Landi Porrini non ha la minima idea di come sarà la sua versione di Romeo e Giulietta e, peggio ancora, non riesce a chiudere i casting per individuare i volti dei suoi due protagonisti.

VN:R_N [1.9.22_1171]
Valutazione: 5.0/10 (su un totale di 1 voto)
VN:F [1.9.22_1171]
Valutazione: 0 (da 0 voti)

Sound of Freedom – Il canto della libertà, la recensione

Come è ormai noto a tutti coloro che masticano di cinema, Sound of Freedom – Il canto della libertà è un vero e proprio caso cinematografico, uno dei più eclatanti del 2023. Costato circa 15 milioni di dollari e gestito da una distribuzione indipendente, il film diretto dal messicano Alejandro Monteverde è riuscito a incassare 185 milioni di dollari su suolo statunitense e quasi 245 worldwide, diventando uno dei film americani più redditizi degli ultimi tempi nonché decimo incasso annuale in USA, davanti a blockbuster di appeal ben maggiore per il pubblico generalista come il quinto Indiana Jones e il settimo Mission: Impossible.

VN:R_N [1.9.22_1171]
Valutazione: 6.5/10 (su un totale di 2 voti)
VN:F [1.9.22_1171]
Valutazione: 0 (da 0 voti)

Terence Holler – Cosa mia: il racconto di un musicista sui generis

Negli ultimi anni stanno proliferando docu-film sulle personalità della musica; per lo più si tratta di grandi personalità del panorama musicale inquadrate in maniera classica per fornire un accorato omaggio alla loro arte. Pensiamo ai recentissimi Noi, io e Gaber di Riccardo Milani, al doc sui Wham! su Netflix oppure, andando indietro di qualche mese, Paolo Conte, via con me di Giorgio Verdelli, Janis di Amy J. Berg o Moonage Daydream di Brett Morgen.

Si vabbè, facile però fare documentari su Giorgio Gaber, Janis Joplin e David Bowie e prendere gli applausi del pubblico mainstream! La vera sfida è guadagnarseli quegli applausi facendo un documentario su Terence Holler!

VN:R_N [1.9.22_1171]
Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
VN:F [1.9.22_1171]
Valutazione: 0 (da 0 voti)

Percy Jackson e gli dei dell’Olimpo: la noia fatta serie tv!

Vi è mai capitato di iniziare una serie TV con le aspettative a tremila e ritrovarvi, invece, con la tentazione di mollarla dopo aver visto appena due episodi? Ecco, questa è stata la mia esperienza con la nuova serie di Percy Jackson e gli Dei dell’Olimpo. Basata sull’omonima collana di libri per ragazzi, la serie targata Disney, prometteva a gran voce di regalare ai fan l’adattamento televisivo che tanto avevano sperato, rilasciando settimanalmente una puntata dalla durata di 30/40 minuti. Per anni, infatti, lo stesso Rick Riordan, autore della collana, si era detto deluso dal modo in cui era stato trattato il materiale dei propri libri nella realizzazione dei film. Motivo per cui, il sentirgli dire solo parole positive circa questa serie, aveva fatto accendere in me la luce della speranza. E invece no! Come sempre, però, andiamo per ordine e analizziamo con cura pregi e difetti della nuova serie, ora disponibile integralmente su Disney+.

VN:R_N [1.9.22_1171]
Valutazione: 5.0/10 (su un totale di 1 voto)
VN:F [1.9.22_1171]
Valutazione: +1 (da 1 voto)

Madame Web, la recensione

Dopo i due film su Venom e Morbius nessuno aveva grandi aspettative sul quarto film live-action Marvel targato Sony Pictures, eppure Madame Web è riuscito nell’ardua impresa di far rivalutare in parte i precedenti lungometraggi inseriti nell’universo di Spider-Man. Quello diretto da S.J. Clarkson non è un film brutto in senso assoluto, così come non lo erano Venom e Morbius, ma è un film sbagliato: pensato male, realizzato senza la minima ambizione e promosso perfino in maniera ingannevole.

Quella di Cassandra Webb, Cassie per gli amici e formalmente Madame Web, è una storia che si protrae editorialmente fin dai primi anni ’80 quando il personaggio comparve nel numero 210 di The Amazing Spider-Man (n°26 de L’Uomo Ragno in Italia). Non si tratta, però, di un personaggio mainstream nell’universo di Spider-Man, anche se è stata determinante in alcuni archi narrativi dell’Arrampicamuri, motivo per il quale ha generato un po’ di stupore, misto a perplessità, la notizia che Sony le stava dedicando una origin story da solista.

VN:R_N [1.9.22_1171]
Valutazione: 5.0/10 (su un totale di 1 voto)
VN:F [1.9.22_1171]
Valutazione: 0 (da 0 voti)

Finalmente l’alba, la recensione

È il 1953 e a Cinecittà si stanno svolgendo le riprese di un nuovo kolossal che vede protagonista una delle più famose stelle del cinema classico, Josephine Esperanto (Lily James), al fianco delle stelle nascenti Sean Lookwood (Joe Keery) e Nan Roth (Rachel Sennot).

Mimosa (Rebecca Antonacci) è una giovane romana, fidanzata e prossima al matrimonio con un uomo del quale non è innamorata, ma che rende felice la madre, che non vede per la sua “brava e remissiva figlia” nessun futuro migliore: “è un bravo ragazzo e ha un lavoro sicuro“.

Quando la bella e intraprendete sorella Iris (Sofia Panizzi) decide di prendere parte alle audizioni per le comparse del film, Mimosa viene notata dalla diva Josephine che ne rimane colpita e decide di trascinarla con lei, sul set e in una lunga avventura notturna tra locali e feste, che cambieranno per sempre la vita della ragazza.

VN:R_N [1.9.22_1171]
Valutazione: 8.0/10 (su un totale di 1 voto)
VN:F [1.9.22_1171]
Valutazione: 0 (da 0 voti)

I Tre Moschettieri – Milady, la recensione

Proprio lì dove l’avevamo lasciata nel primo capitolo de I Tre Moschettieri dedicato a D’Artagnan, uscito al cinema lo scorso anno, la storia prosegue in questa seconda parte titolata a Milady.

Constance è stata rapita perché ha visto e sentito qualcosa che non doveva assolutamente sapere e D’Artagnan, nel tentativo di correrle in salvo, viene colpito alle spalle, tramortito e fatto prigioniero. Nel frattempo, la guerra civile che vede opporsi cristiani e protestanti sta per scoppiare e la sorte di Luigi XIII come re di Francia è quanto mai in serio pericolo a causa di un misterioso complotto interno al Palazzo Reale. Da lì a poco, Athos, Aramis e Porthos vengono chiamati a combattere al fronte e si dirigono a La Rochelle, ultima piazzaforte ugonotta in territorio francese.

VN:R_N [1.9.22_1171]
Valutazione: 7.0/10 (su un totale di 1 voto)
VN:F [1.9.22_1171]
Valutazione: 0 (da 0 voti)

Runner, la recensione

Capita, ormai da qualche anno, che il cinema italiano ha (ri)scoperto il genere e capita che, come accadeva un tempo, la fonte d’ispirazione è il cinema mainstream americano. Questo è lodevole perché si crea varietà, si consente al pubblico la scelta e si dà vita a un prodotto che si vende con più facilità all’estero tenendo vivo il mercato. Ma esattamente come accadeva un tempo, soprattutto con certe opere anni ’80, quel cinema italiano di genere che guardava Oltreoceano aveva quell’aria un po’ troppo cheap, un cinema che poi nel tempo è stato ampiamente rivalutato dal sottobosco di appassionati, ma lì per lì era appunto rappresentato da prodottini senza ambizioni artistiche che servivano a far cassa.

Ora il caso di Runner, scritto e diretto da Nicola Barnaba (le commedie Una cella in due, Ciao Brother e l’horror Safrom), un po’ ricorda quelle operazioni tardo ottantiane che strizzano l’occhio al cinema americano per rifarne una versione dignitosamente discount. E la dedica – a fine film – a John McClane ci dice ironicamente anche in che direzione va cercato il modello di ispirazione.

VN:R_N [1.9.22_1171]
Valutazione: 5.0/10 (su un totale di 1 voto)
VN:F [1.9.22_1171]
Valutazione: 0 (da 0 voti)

Il colore viole, la recensione del remake musicale

Arriva nei cinema italiani l’8 febbraio distribuito da Warner Bros. Il colore viola, secondo adattamento del romanzo di Alice Walker, la cui regia è firmata da Blitz Bazawule. Il film è tratto dall’omonimo musical di Broadway e tra i produttori si annovera anche Steven Spielberg, regista del primo adattamento del 1985.

La storia è quella di Celie (Fantasia Barrino) che dopo un’infanzia di abusi da parte del padre ma con accanto la sorella Nettie (Halle Bailey), che ama moltissimo, è costretta a sposarsi ancora ragazzina con Mister (Colman Domingo).

VN:R_N [1.9.22_1171]
Valutazione: 4.5/10 (su un totale di 2 voti)
VN:F [1.9.22_1171]
Valutazione: 0 (da 0 voti)

Green Border, la recensione

2021, al confine tra Bielorussia e Polonia migliaia di migranti vengono utilizzati come arma politica dal regime di Lukashenko per fare pressioni sull’Europa. Migliaia di persone si ritrovano quindi coinvolte in un gioco infernale in cui vengono usate come proiettili, o meglio come palloni, da un lato all’altro del confine, rifiutate da tutti e invisibili al resto del mondo.

Green Border è uno di quei film importanti per capire la società di oggi e che riesce ad accompagnare una precisione quasi giornalistica all’empatia e all’emozione del mezzo cinematografico, raccontando una storia cruda, un incubo continuo che è invece una realtà quotidiana.

VN:R_N [1.9.22_1171]
Valutazione: 8.0/10 (su un totale di 1 voto)
VN:F [1.9.22_1171]
Valutazione: 0 (da 0 voti)