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Ella & John: The Leisure Seeker, la recensione

Paolo Virzì arriva in America. E lo fa trasportando sullo schermo il libro di Michael Zadoorian The Leisure Seeker, con due protagonisti d’eccezione: Helen Mirren e Donald Sutherland.

Will arriva come di consueto a casa dei genitori, grandi cambiamenti si avvicinano e bisogna definire gli ultimi dettagli. Ma la casa è vuota, di Ella e John non c’è traccia. Will si accorge con orrore che manca anche il piccolo e vecchio camper con cui avevano girato il paese da bambini, il Leisure Seeker.

Così inizia questo film, un rocambolesco road movie over sessanta che attraversa mezza America con un’unica, grande meta: la casa di Hemingway a Key West.

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Valutazione: 8.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Ritratto di una Roma alternativa. Arriva in DVD Il più grande sogno

Roma, la Città Eterna. E poi ci sono loro: pittori, poeti, scrittori, cantautori e registi. Sin da sempre, questa città, è stata musa ispiratrice capace di muovere la creazione artistica di moltissimi artisti. Tante cose belle sono nate da Essa, così come tante cose brutte. Negli ultimissimi anni stiamo assistendo ad un aumento esponenziale delle produzioni cinematografiche che eleggono la capitale ad uno status che va ben oltre il “semplice” teatro che ospita la vicenda. La cosa interessante, però, è che non parliamo di grandi produzioni interessante a raccontare la Roma “bella” (qualcuno ha detto La grande bellezza?) ma stiamo parlando di tutte quelle piccolissime produzioni, alcune semi-indipendenti, accomunate dal desiderio di raccontare la Roma “altra”. Quella Roma scomoda, sconosciuta alle masse, quella Roma che non si trova sulle cartoline. Dopo aver suscitato un discreto interesse alla Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venenzia 2016, nella sezione Orizzonti, arriva in home video con CG Entertainement l’ultimo film che ci racconta la Città Eterna da un punto di vista inedito. Il più grande sogno è ora disponibile in DVD.

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Tre manifesti a Ebbing Missouri, la recensione

Presentato in concorso alla 74esima edizione della Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, Three Billboards Outside Ebbing, Missouri è il terzo film del regista Martin McDonagh (In Bruge, 7 psicopatici).

Un successo eccezionale sia di critica (si è guadagnato un lunghissimo applauso in sala stampa) che di pubblico, che alla prima in Sala Grande ha fatto tremare le pareti tra applausi e standing ovation.

La vita della relativamente tranquilla cittadina di Ebbing in Missouri viene sconvolta quando Mildred Hayes (Frances McDormand) affitta tre immensi cartelloni pubblicitari rimasti a lungo inutilizzati lungo una delle strade secondarie di collegamento alla città. “Stuprata mentre moriva”, “Ancora nessun arresto”, “Perché sceriffo Willoughby?”, sono le parole che la donna, dopo mesi di silenzio sulle indagini per la morte della figlia, stuprata, uccisa e data allae fiamme nove mesi prima, ha deciso di imprimere nella memoria di tutti i cittadini e soprattutto delle forze dell’ordine.

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Valutazione: 10.0/10 (su un totale di 1 voto)
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L’insulto, la recensione

Dopo lo splendido E ora dove andiamo? di Nadine Labaki, anche Ziad Doueiri affronta la difficile divisione interna che sta attraversando il Libano.

L’insulto è un film sull’onore, l’impulso, il credo, la rabbia e la giustizia. Tutto un agitarsi di animi che emerge da una questione molto semplice, peraltro ispirata ad un episodio capitato allo stesso regista, destinata a diventare qualcosa di più grande.

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Valutazione: 8.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Suburbicon, la recensione

C’è lo zampino di Joel ed Ethan Coen dietro Suburbicon e si vede tantissimo!

Il film che segna la sesta regia di George Clooney è infatti tratto da una vecchia sceneggiatura di quei due volponi dei fratelli Coen, che scrissero nel 1986, all’indomani dell’ottima accoglienza di Blood Simple, il loro primo film. In Suburbicon, infatti, ci sono un po’ tutte le caratteristiche che hanno imposto i registi di Crocevia della morte come schietti innovatori del genere crime, a cominciare dalla pesante contaminazione con la commedia che ha fatto il successo di Fargo.

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Vittoria e Abdul, la recensione

Non è una coincidenza, o forse lo è, ma è comunque importante che il Festival di Venezia abbia deciso di programmare in spazi differenti ma quasi in sincrono film come Vittoria e Abdul, di Stephen Frears, e The Leisure Seeker di Paolo Virzì. Questa sorta di politica della terza età festivaliera fa a cazzotti con la cecità, oseremmo dire patologica, con cui il cinema di oggi si accosta all’argomento. Certo, questo elegante dramma in costume ottocentesco, ben scritto, ben recitato e ben diretto parte dal vantaggio indiscutibile di portare in scena una vecchiaia regale troppo, troppo interessante per essere relegata in un cantuccio. Eppure, questo è stato, per molto tempo, il suo destino.

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Brutti e Cattivi, la recensione

Presentato in concorso Orizzonti alla 74esima Mostra dell’Arte Cinematografica di Venezia, Brutti e cattivi, opera prima del regista italiano Cosimo Gomez, è un tripudio di eccessi senza filtri, ma di quelli che ci piacciono.

Papero (Claudio Santamaria) figlio di circensi e nato senza gambe (con un fratello siamese, Pollo, da cui è stato separato in tenera età), è sposato con la Ballerina (Sara Serraiocco) bellissima ragazza senza braccia ma con i piedini “magici” con cui fa tutto (ma proprio tutto…).

Deciso a dare una svolta alla sua vita, Papero organizza il colpo perfetto che gli frutterà un sacco di soldi e la possibilità di farsi (finalmente!) un bel paio di gambe nuove. Insieme all’amico Merda (Marco D’Amore), un rasta strafatto, e al nano rapper Plissé (Simoncino Martucci) riesce a rapinare la banca come da piani. Ad aspettarlo sulla strada del ritorno troverà però un’amara verità, che lo costringerà a una travagliata avventura per riacquistare il controllo della sua vita e soprattutto dei “suoi” soldi.

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Valutazione: 9.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Nico 1988, la recensione

Christa ha ormai raggiunto la mezza età. Fra un’intervista e un concerto in periferia promuove i suoi ultimi lavori. Ai giornalisti risponde che non vuole raccontare del suo passato, ciò che conta è la sua carriera attuale. Non le canzoni con i Velvet Underground. Non Lou Reed.

Non vuole neanche essere  chiamata con il nome che l’ha resa famosa: Nico. Lei ora è Christa e vuole raccontare la sua storia.

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Ammore e Malavita, la recensione

Presentato in concorso alla 74esima Mostra dell’Arte Cinematografica di Venezia, Ammore e Malavita dei Manetti Bros. è un musical napoletano a metà tra il crime e la commedia.

Quando Don Vincenzo (Carlo Buccirosso) rimane ferito in una sparatoria, la moglie Donna Maria (Claudia Gerini) ha la rivelazione: “faremo come in James Bond!” e convince il marito a fingersi morto, con la collaborazione di alcuni fidati uomini, per poter scappare insieme all’estero e vivere per sempre in un’isola deserta.

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Human Flow, la recensione

In questi ultimi anni, oltre 65 milioni di persone sono emigrate per sfuggire a guerre, cambiamenti climatici e persecuzioni, e di conseguenza si sono girati numerosi film, si sono scritti libri ed erette opere che riflettessero la gravità di questa crisi mondiale.  Quando i tempi si fanno duri, gli artisti iniziano a creare.

Ai Weiwei ha fatto indubbiamente suo questo credo, realizzando svariate installazioni artistiche imprescindibili dal suo costante impegno attivista. Nello specifico, sono le sue opere dedicate alle condizioni dei rifugiati oggigiorno a trovare la summa ideale in Human Flow, documentario presentato dall’artista cinese all’ultimo Festival di Venezia.

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