Archivio tag: mostra del cinema di venezia 2023
Venezia80. Daaaaaalì!, la recensione
Cosa succede quando il re delle commedie surreali incontra il maestro del surrealismo Salvador Dalì? Succede che ne vien fuori un film assurdo, folle e divertente come Daaaaaalì!, forse l’unico modo corretto per rappresentare il genio e la sregolatezza dell’artista spagnolo. In questo senso Daaaaaalì! è il biopic perfetto nel suo essere tutto tranne che un biopic. Il film ruota (e “ruota” è forse la parola più giusta) attorno ad una intervista che una giovane giornalista francese, ex farmacista (ma secondo il suo capo ex barista), interpretata da Anaïs Demoustier, cerca di svolgere a Salvador Dalì, cercando di contattarlo in ogni modo, tanto che lo stesso artista diventerà ossessionato a sua volta dalla “giornalista francese”.
Venezia80. La bête, la recensione
In un futuro dominato dalla AI (Intelligenza Artificiale), dove le emozioni vengono vissute come una malattia, Gabrielle (Léa Seydoux) decide di sottoporsi alla procedura di purificazione per disfarsene. Per farlo, deve rivivere tre delle sue vite precedenti e l’incontro con il suo grande amore: Louis (George MacKay).
Non è semplice parlare di un film come La bête senza rischiare di abbandonare la strada dell’oggettivo per il soggettivo. Se infatti il film di Bertrand Bonello rappresenta per certi aspetti una grande prova registica, dall’altro lato il rischio è che l’eccessiva pressione interpretativa a cui viene sottoposto lo spettatore, finisca per appiattire anche quanto di ammirevole ci sia nell’opera.
Venezia80. Io Capitano di Matteo Garrone, la recensione
Al suo undicesimo lungometraggio, Matteo Garrone si confronta con un tema sociale che da anni ormai solleva l’opinione pubblica mostrando, spesso e volentieri, il peggio degli esseri umani, un tema strumentalizzato dai media e dalla politica, ovvero quello dell’immigrazione clandestina. Ma Garrone, con Io capitano, ha la sensibilità di non affrontare questo tema da nessuna prospettiva politica, raccontando con estrema neutralità l’avventura di due adolescenti senegalesi nell’impresa di raggiungere l’Europa.
Noi siamo abituati a conoscere queste storie dai reportage, spesso tragici, dei TG, filtrati ovviamente dallo sguardo di chi riceve e spesso subisce come una piaga l’immigrazione clandestina. Garrone ribalta la prospettiva e ci mostra chi quel viaggio assurdo decide di intraprenderlo, con tutte le difficoltà del caso, gli ammonimenti e l’ingenuità di chi si aspetta la terra promessa e invece si trova a fare un percorso infernale.
Venezia80. Adagio, la recensione del film di Stefano Sollima
L’estate romana tra sole e umidità è sempre molto calda e negli ultimi anni sembra che lo stia diventando ancora di più. Un caldo soffocante che pare aver ispirato qualcosa nel cinema italiano, prima con la dramedy Siccità di Paolo Virzì (presentato a Venezia nel 2022) e adesso con il thriller Adagio di Stefano Sollima, regista delle prime stagioni della serie Gomorra e del film Soldado, sequel del riuscitissimo Sicario di Denis Villeneuve. Se in Siccità Roma era priva di acqua, in Adagio la periferia della Capitale è continuamente accerchiata da fumo e fiamme di incendi che si avvicinano lentamente alla città. Sullo sfondo, si muovono i protagonisti di questo thriller, ovvero giovani ingenui, carabinieri corrotti e vecchi killer stanchi.
Venezia80. Dario Argento Panico: un documentario (non convenzionale) per raccontare il Maestro del brivido
Per scrivere le sceneggiature dei suoi film, il leggendario regista horror italiano Dario Argento si chiudeva in camere d’albergo, cambiandole spesso, limitando i suoi contatti con il mondo esterno. Nel documentario Dario Argento Panico, il regista Simone Scafidi accompagna Argento per riprenderlo nella quotidianità del suo processo creativo. A queste scene, spesso divertenti grazie allo spirito ancora acutissimo di Argento, si accompagnano testimonianze e racconti sulla sua figura, dagli esordi come critico fino alle sue sceneggiature, tra cui il lavoro con Leone e Bertolucci a C’era una Volta il West, per poi passare alle sue esperienze da regista.
Venezia80. The Killer, la recensione del thriller di David Fincher
Un killer freddo e spietato aspetta il suo bersaglio, appostato da giorni a una finestra parigina. L’omicidio su commissione è pianificato nei minimi dettagli, nulla è lasciato al caso dal mercenario: eppure, qualcosa andrà storto, costringendolo ad affrontare una fuga rocambolesca e a infrangere una dopo l’altra tutte le sue regole.
Il nuovo thriller di David Fincher, presentato in concorso all’80ª Mostra del Cinema di Venezia, è tratto dall’omonima graphic novel The Killer. Uscirà su Netflix il 10 novembre e a ottobre arriverà anche in sala, in una rete di cinema selezionati.
Venezia80. El Conde, la recensione
Pinochet è un vampiro fascista immortale nell’ultimo film di Pablo Larrain!
Dopo le biografie di Jacqueline Kennedy in Jackie e Diana Spencer in Spencer, Pablo Larraín torna in Cile (come già in Neruda e No, che tratta proprio dell’opposizione a Pinochet durante il voto nel plebiscito del 1988) raccontando una storia horror grottesca e sarcastica. Se il regista cileno ci ha infatti abituato ai suoi racconti biografici onirici e sognanti che mescolano realtà storica, incubi e leggende, ne El Conde l’operazione arriva alle sue estreme conseguenze raccontando una vera e propria biografia immaginata, una vita falsa, brutalmente ironica e sanguinosa, che nasce da una storia vera, in un bianco e nero sgranato che ricorda un horror anni ’30 di Tod Browning.
Venezia80. Nina dei lupi, la recensione
Presentato in anteprima come proiezione speciale dell’edizione 2023 di Giornate degli Autori, nel primo giorno dell’80ª Mostra del Cinema di Venezia, Nina dei lupi è uno di quei rari casi – che oggi giorno sono sempre meno rari – di film italiano di genere fantastico realizzato con mezzi e attori di un certo peso.
Ma il rapporto che il cinema italiano contemporaneo ha con il genere fantastico è davvero ambiguo, quasi conflittuale. Perché se da una parte abbiamo autori come Gabriele Mainetti e Matteo Garrone con un Lo chiamavano Jeeg Robot e Freaks Out o un Il racconto dei racconti e Pinocchio a nobilitare al massimo questo magnifico universo fatto di immaginazione, dall’altra ci sono tante altre produzioni medio-alte che non ce la fanno ad emergere realmente, spesso impantanate in una logica di marketing inesistente o completamente sbagliata o, ancor peggio, da un iter realizzativo e da maestranze che non sembrano a loro agio con il genere che stanno affrontando.