Archivio tag: mostra del cinema di venezia 2025

Bugonia, la recensione del folle film post-verità di Yorgos Lanthimos

Tutto inizia con qualcosa di magnifico. Il mondo delle api è magnifico. Intense lavoratrici, attraverso l’impollinazione rendono possibile la vita in un’organizzazione perfetta attorno alla loro regina. Le immagini ingrandite e colorate di api e fiori sono accompagnate da una trionfante colonna sonora che ne sottolinea la grandezza, che però diventa sempre più dissonante e stonata via via che si introduce in questo mondo perfetto un nuovo elemento: gli esseri umani. Il mondo degli umani attraverso il continuo processo di industrializzazione ed inquinamento sta portando le api alla morte e all’abbandono delle proprie colonie.

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Frankenstein di Guillermo Del Toro, il mito del nuovo Prometeo riletto ai tempi della A.I.

C’è una citazione celebre sul romanzo gotico di Mary Shelley che ci ricorda come: “La conoscenza è sapere che Frankenstein non è il mostro. La saggezza è sapere che Frankenstein è il mostro.”

Ecco, è a questo esatto nodo centrale che gravita attorno il nuovo adattamento di Guillermo Del Toro di un classico della letteratura così iconico dall’essere stato riproposto in mille forme diverse al punto tale che, a volte, a malapena ci ricordiamo quale sia la vera storia: è più facile pensare al buffo mostro dei costumi di Halloween, più che all’intelligentissimo, forbito e doloroso uomo artificiale nato dalla penna di Mary Shelley.

Guillermo Del Toro ci vuole riportare proprio a quella, invece, con fedeltà soprattutto spirituale, ma non solo. La storia di Victor Frankenstein e della sua “Creatura” senza nome è assurta a un livello di archetipo tale che sembra quasi un’urgenza ripeterla, ribadire ancora una volta nel XXI secolo quel memento antico quanto la nostra specie: non giocare a fare Dio.

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Valutazione: 9.0/10 (su un totale di 1 voto)
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After the Hunt di Luca Guadagnino, uno scontro generazionale sul politicamente corretto

Un’eminente professoressa di Yale, Alma (Julia Roberts), che il film ci presenta come dotata di un grande carisma naturale, è circondata di una corte di seguaci adoranti: quando però il suo protetto, il giovane professore Hank (Andrew Garfield) viene accusato di molestie da una delle più ferventi ammiratrici di Alma tra le studentesse, Maggie (Ayo Edebiri), Alma dovrà fare i conti col suo passato, le contraddizioni del proprio mondo e le ombre delle sue buone intenzioni.

Non è semplice tenere dietro alla produzione del regista Luca Guadagnino, molto amato da Hollywood e negli ultimi anni prolificissimo: se proprio si deve trovare un filo rosso nei suoi film, è sicuramente il tema della feralità animale dei rapporti umani, a volte persino spietata, che si cela dietro facciate convenienti e immacolate.

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Valutazione: 5.0/10 (su un totale di 1 voto)
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La voce di Hind Rajab, la recensione del Lone d’Argento a Venezia 82

Una bambina terrorizzata nascosta in un’auto, circondata dagli spari, e una squadra di soccorritori che si mobilitano per cercare di salvarla da quell’inferno: purtroppo non è la trama di un action movie americano. È la realtà presente nella striscia di Gaza. Una realtà che la regista tunisina Kaouther Ben Hania racconta in The Voice of Hind Rajab (La voce di Hind Rajab), presentato in concorso all’82ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia.

Siamo nel gennaio 2024. La Mezzaluna Rossa Palestinese riceve una chiamata d’emergenza con una richiesta di soccorso nella parte nord di Gaza: proviene da un’auto di civili contro cui l’esercito israeliano ha aperto il fuoco. Dentro la macchina, tra i cadaveri dei suoi famigliari, resta in vita solo una bambina di sei anni, Hind Rajab.

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Valutazione: 9.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Venezia 82. Divine Comedy, la quotidiana selva oscura di un regista alle prese con la censura in Iran

Dopo quel gioiellino di ironia e critica sociale che è Kafka a Teheran, presentato a Cannes nel 2023, al regista Ali Asgari è stato confiscato il passaporto e proibito di realizzare nuovi film dal governo iraniano. Nel 2025 torna in concorso nella sezione Orizzonti (di cui l’anno scorso è stato uno dei membri della giuria) con un altro gioiellino metacinematografico, Divine Comedy, in cui il protagonista è un regista che cerca di proiettare il suo nuovo film in Iran ma vede i suoi tentativi fallire di fronte a richieste ridicole, burocrazie senza senso e situazioni surreali.

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Valutazione: 7.5/10 (su un totale di 2 voti)
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Venezia 82. Barrio Triste – Stillz e Arca in un’esperienza immersiva post-cinematografica tra le strade di Medellìn

Nelle scorse due edizioni della Mostra del Cinema di Venezia ad animare molte discussioni tra appassionati ed addetti alla critica ci hanno pensato i film di Harmony Korine, Aggro Drift e Baby Invasion. In realtà la parola “film” non è detto sia la più corretta per parlare di queste opere che ibridano cinema, videoarte, videogioco, in un folle sogno allucinato ed allucinante che sfida lo spettatore invitandolo in mondi digitali stranianti ed iperviolenti. Quest’anno Korine torna come produttore (con lo studio EDGLRD) di Barrio Triste, in concorso nella sezione Orizzonti, diretto dal fotografo e videomaker Stillz collaboratore di artisti come Bad Bunny e Rosalia, e con la colonna sonora di Arca.

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A House of Dynamite – Ovvero come ho imparato a temere la bomba. A Venezia 82 l’action senza azione di Kathryn Bigelow

Nel 1962 la crisi missilistica di Cuba metteva il mondo davanti alla possibilità di una escalation nucleare tra USA e Unione Sovietica che avrebbe potenzialmente distrutto il mondo.

Nel 1964 Stanley Kubrick diresse Il dottor Stranamore – Ovvero: come ho imparato a non preoccuparmi e ad amare la bomba, una delle commedie nere più iconiche e famose della storia del cinema in cui una serie di equivoci, ossessioni ed idiozie portano ad una guerra nucleare totale, ragionando ironicamente sul concetto di deterrente atomico e la fragilità di quella pace costruita sulla paura reciproca.

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The Rock a Venezia 82 in The Smashing Machine, un energico sport drama che rende omaggio alla leggenda UFC Mark Kerr

In uno dei piano sequenza più famosi della storia, Martin Scorsese segue l’entrata sul ring di Jake LaMotta (Robert De Niro), protagonista di Toro Scatenato, mostrandoci la concentrazione e la carica del pugile che sale sul ring, galvanizzato dall’euforia della folla. In The Smashing Machine, Benny Safdie segue con un piano sequenza l’uscita dal ring di Mark Kerr (Dwayne Johnson), wrestler americano che ha per la prima volta imparato il significato della sconfitta, svelandoci, in un percorso inverso rispetto a quello di Jake dal ring allo spogliatoio, la sua reazione, fino a quel momento inimmaginabile.

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Valutazione: 8.0/10 (su un totale di 1 voto)
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Venezia 82. Le mage du Kremlin (Il mago del Cremlino) di Olivier Assayas: la recensione del film in cui Jude Law è Vladimir Putin!

Una produzione francese in lingua inglese tratta dal romanzo di un autore italiano che parla della storia contemporanea russa. In due parole, Il mago del Cremlino è il “film su Putin”, così come è stato più mediaticamente promosso, che qua ha il corpo e il volto imprevedibile di Jude Law: la magia è resa possibile sia dall’interpretazione che dal trucco, che restituisce un Putin forse non veramente somigliante ma convincente.

Non è, però, lui il protagonista della narrazione, come saprà già chi avesse letto il romanzo omonimo del 2022 di Giuliano da Empoli: la storia è narrata dal punto di vista di un personaggio semi-immaginario, Vadim Baranov (Paul Dano), il “Mago del Cremlino”, passato dal lavorare nel mondo dei primi reality show a diventare il consulente personale del futuro presidente/zar, dapprima riluttante poi con sempre minori scrupoli, nonostante la relazione con l’affascinante Ksenija (Alicia Vikander) lo costringa a riconsiderare le sue priorità.

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Valutazione: 5.5/10 (su un totale di 2 voti)
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Venezia 82. Il Maestro: il valore della sconfitta

Il nuovo lavoro di Andrea Di Stefano, Il Maestro, presentato fuori concorso all’82ª Mostra Internazionale d’Arte Cinematografica di Venezia, è una bella sorpresa. Una commedia di formazione dolceamara capace di divertire prendendo direzioni inaspettate.

Siamo alla fine degli anni Ottanta: il tredicenne Felice, promettente tennista in erba, si è qualificato molto bene ai tornei regionali e il padre pensa sia pronto a fare il grande passo, affacciandosi alle competizioni nazionali. Convinto che il figlio abbia la stoffa per diventare un campione, il papà di Felice lo sottopone a un programma di allenamento rigoroso e impone a tutta la famiglia dei sacrifici per facilitare la carriera sportiva del ragazzo. Rinunciano addirittura alle vacanze estive per pagare un coach che possa accompagnare Felice ai tornei nazionali: la speranza è che il ragazzo possa fare l’ambito salto di qualità e la scelta ricade sull’ex tennista Raul Gatti (Pierfrancesco Favino), arrivato agli ottavi di finale negli Internazionali d’Italia.

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